Focus
UNO SGUARDO ALLE POSSIBILI OPZIONI DI RIFORMA DELLE PENSIONI IN CINA: ECONOMIC PAPER DELLA COMMISSIONE EUROPEA
China: The Chinese Pension System: First Results on Assessing the Reform Option (June 2010)
Heikki Oksanen
Commissione Europea
http://ec.europa.eu/index_it.htm
Il sistema previdenziale in Cina si trova di fronte a due sfide fondamentali. Da una parte, la necessità di estendere il grado di copertura dell’attuale regime, che si applica oggi solo a una frazione della popolazione. Dall’altra, l’esigenza di gestire l’invecchiamento della popolazione che, come accade nel resto del mondo, sta portando a una rapida crescita dell’indice di dipendenza (ossia la quota di popolazione di età superiore ai 65 anni rispetto a quella tra i 15 e i 64 anni). Tale indice è oggi pari all’11% e si stima che possa raggiungere il 38% nel 2050.
Queste sono le premesse di uno studio sul sistema previdenziale in Cina, realizzato dalla Direzione Economia e Finanza della Commissione europea e pubblicato nella collana “Economic Papers”.
Negli anni ’90 è stata realizzata in Cina una riforma del sistema pensionistico basata sul principio dei pilastri: uno di essi (il pilastro individuale) avrebbe dovuto integrare la pensione pubblica. Tuttavia, i piani pensionistici individuali sono risultati sostanzialmente privi di risorse, in quanto i versamenti effettuati dai lavoratori sono stati utilizzati per pagare le pensioni degli attuali pensionati.
A questo problema di finanziamento del sistema pensionistico si aggiunge la radicale dicotomia tra il sistema economico urbano e quello rurale. Il governo cinese ha recentemente approvato una riforma per estendere le coperture previdenziali anche ai lavoratori agricoli, oggi sostanzialmente non garantiti dal sistema previdenziale.
Lo studio elaborato dalla Commissione si propone di identificare risposte a queste sfide (la scarsità di risorse, l’eterogeneità nei livelli di sviluppo, l’invecchiamento della popolazione), attraverso il passaggio a un sistema previdenziale a contribuzione definita di tipo “nozionale”. Si tratterebbe, in altre parole, di un sistema in cui le pensioni sono determinate sulla base dei contributi versati e della longevità attesa come fosse un sistema a capitalizzazione, ma con natura nozionale in quanto il finanziamento del sistema pensionistico confluirebbe in un fondo destinato a finanziare le attuali pensioni.
Lo studio presenta due scenari, caratterizzati rispettivamente da un contributo previdenziale del 20% e del 16%, integrati dal versamento del 4% a una forma classica di contribuzione definita (fondo pensione o polizza vita integrativa).
Secondo gli autori, con contributi pari al 20% la pensione totale è destinata a raggiungere il 40% del reddito lavorativo; con contributi del 16%, invece, la pensione corrisponderà a poco meno del 30% del reddito lavorativo.
Queste conclusioni dipendono dalle ipotesi sull’età di pensionamento e sul numero di anni in quiescenza. Sarà necessario, conclude lo studio, integrare queste prestazioni con almeno due schemi pensionistici addizionali: il primo, destinato a garantire una pensione sociale minima per gli anziani, mentre il secondo costituirà un sistema di integrazione pensionistica - a livello individuale e su base volontaria - gestito dalle diverse istituzioni finanziarie preposte (assicurazioni, banche e simili).