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Ottobre 2005 - N°25

Focus - UE - Statistiche - Normativa - News

Statistiche

🇪🇺 Pensioni

LE PENSIONI IN EUROPA NEL 2002

A.Kubitza


Eurostat
http://epp.eurostat.cec.eu.int/


Lo scorso mese di settembre l’ufficio statistico europeo ha pubblicato gli ultimi dati sulle pensioni nel 2002 nell’UE evidenziando una sostanziale stabilità rispetto al 2001 e facendo segnare un’incidenza della spesa pensionistica sul PIL del 12,6%.

In Italia la spesa pensionistica ammontava al 14,9% del P.I.L., la percentuale più alta in Europa, seguita dall'Austria con il 14,6%, dalla Polonia con il 13,9%, dalla Germania con il 13,4% e dalla Francia con il 13,2%. Per contro, l'Irlanda ha raggiunto soltanto il 3,6% del P.I.L.. In Islanda, Lituania e nella Repubblica Slovacca, la percentuale della spesa pensionistica in percentuale del P.I.L. si è attestata al di sotto dell’8%.

Fra il 1993 e il 2002, la spesa pensionistica nell’UE è diminuita di 0,3 punti percentuali passando dal 12,9% al 12,6%.

Benché il livello della spesa pensionistica come percentuale del P.I.L. differisca da un Paese all’altro, la sua evoluzione è in parte sempre determinata dallo sviluppo economico e dalla rivalutazione regolare della pensione in base ai salari e all’inflazione. Esso è altresì influenzato anche dalla struttura della popolazione e dall’impatto delle riforme dei sistemi pensionistici.

In Paesi quali la Grecia, il Portogallo e l’Islanda il rapporto spesa pensionistica/ P.I.L. è aumentato a causa della forte crescita della spesa pensionistica in termini reali. Ciò è stato dovuto rispettivamente: in Grecia all’invecchiamento della popolazione che è stato il più rapido in Europa fra il 1993 e il 2002, con il risultato di fare accrescere il numero dei beneficiari di pensione; in Portogallo alla riforma delle pensioni che con l’estensione dei diritti pensionistici e l’aumento del livello minimo delle pensioni ha contribuito all’allargamento del sistema delle pensioni pubbliche; in Islanda al tasso di sostituzione che risulta essere il più alto rispetto a quello degli altri Paesi europei.

I Paesi che hanno registrato una riduzione significativa nel rapporto spesa pensionistica/P.I.L. ed hanno beneficiato di una crescita economica sono stati l'Irlanda, il Lussemburgo e la Norvegia.

Dai dati diffusi dall’istituto statistico europeo emerge come la spesa pensionistica sia la principale voce di spesa nell’ambito delle spese di protezione sociale in tutti i paesi: in Italia e in Lettonia nel 2002 questa rappresentava il 60% e in Polonia invece questa ha raggiunto il 65% nel 2001.

La media UE è del 47,1% e risulta in diminuzione se si confronta il dato del 2002 con quello del 1999, anche se nel 1993 lo stesso si attestava al 46,9%.

Passando dal dato globale della spesa pensionistica al dato disaggregato ed esaminando, quindi, le sue principali categorie, è possibile riscontrare come nel 2002 la spesa per le pensioni di vecchiaia è stata la principale voce di spesa pensionistica in ogni paese. Ciò è particolarmente vero negli Stati baltici, nella Repubblica Slovacca e nel Regno Unito, in cui l’80% della spesa per pensioni apparteneva a questa categoria. Dall’altro lato, in Irlanda e Lussemburgo si è registrato un valore inferiore al 50%.

In media le pensioni di vecchiaia hanno rappresentato il 76,2% del totale della spesa per pensioni nell’UE.

A seguire le pensioni ai superstiti che sono state le più alte in Austria, Belgio, Irlanda, Italia, Lussemburgo e Malta pari a circa il 20%. La Danimarca, dall’altro lato, non eroga tale tipologia di prestazione. In media, le pensioni ai superstiti hanno rappresentato il 9,4% nell’UE.

Le pensioni di invalidità hanno rappresentato il 9,6% delle pensioni totali nel UE nel 2002. Esse sono state molto alte in Finlandia, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo ed in Svezia pari a circa il 20% del totale.
Al contrario, la Francia, la Grecia, e l'Italia spendono meno del 7% per tale tipologia di prestazione. Ciò è spiegato dal fatto che esistono differenti regolamentazioni che disciplinano in ciascun Paese i benefici collegati all'invalidità.

Per quanto infine riguarda le pensioni anticipate sono presenti differenze considerevoli fra gli Stati membri. In media nell’UE-25 tale aliquota si attesta intorno al 4,8% nel 2002. In alcuni Paesi quali la Danimarca, la Grecia e la Slovenia si spende più del 20% del totale per il pensionamento anticipato. In altri quali Irlanda, Lussemburgo e Polonia la percentuale di spesa è pari al 15%. La Gran Bretagna e alcuni Paesi fuori dall’UE-25, quali l'Islanda e la Svizzera, non erogano tali prestazioni.

Dall’esame del peso percentuale delle quattro tipologie di prestazioni pensionistiche sopra esaminate emerge che le pensioni di vecchiaia sono molto aumentate nell’UE fra il 1993 ed il 2002 rispetto alle altre tipologie di pensioni.
In rapporto alla spesa pensionistica totale, che ha registrato una crescita in termini nominali del 4,5% per anno, le pensioni di vecchiaia sono aumentate del 4,8% l’anno.

Le altre categorie di pensione hanno avuto uno sviluppo annuale in termini nominali più contenuto (3,4% per le pensioni anticipate, 4,1% per le pensioni ai superstiti e 2,7% per le pensioni di invalidità).

L’evoluzione differenziata delle diverse componenti delle pensioni si è tradotta in un aumento di 2,6 punti del peso delle pensioni di vecchiaia che sono passate dal 73,4% del 1993 al 76% del 2002.

Parallelamente le altre tre categorie di pensioni hanno visto ridurre il loro peso percentuale: dell’1,7 punti le pensioni di invalidità, dello 0,4 punti le pensioni ai superstiti e dello 0,5 punti le pensioni anticipate.

L'importanza delle pensioni ai superstiti è diminuita in quasi tutti gli Stati dell’UE e in particolare in Austria, nel Belgio ed in Spagna, con le uniche eccezioni rappresentate dalla Francia e dalla Grecia.

Le pensioni di invalidità sono diminuite in tutti gli Stati dell’UE-15 fra il 1993 ed il 2002 ad eccezione dell'Austria, Irlanda e Svezia. Una significativa diminuzione delle pensioni di invalidità è stata registrata in Finlandia, Olanda, Portogallo e Regno Unito. In Olanda le condizioni per avere diritto a tale tipologia di prestazione sono divenute più rigorose dalla metà degli anni novanta.

Fra il 1993 ed il 2002, la Finlandia e l’Irlanda hanno visto significativamente aumentare il peso delle pensioni anticipate. Tale aumento è dovuto al fatto che, fino al 1997, gli schemi di pensionamento anticipato erano lo strumento privilegiato da certi Paesi per risolvere i problemi di disoccupazione di lunga durata.

Per quanto invece riguarda i dati sui beneficiari delle prestazioni pensionistiche una prima raccolta è stata effettuata solo di recente sulla base di alcune regole comuni volte ad evitare il doppio conteggio. I dati sono stati raccolti per gli anni 2000-2002, ripartendoli per categoria di pensione e secondo il sesso del beneficiario.

L’ufficio statistico ha sottolineato come la mancanza di serie storiche determina l’impossibilità di effettuare analisi pertinenti sull’evoluzione del numero dei beneficiari delle pensioni e considera i dati della popolazione un buon punto di partenza per analizzare i dati sui beneficiari. La popolazione anziana di 60 anni è stata utilizzata come base di riferimento.

Il numero di pensionati totali è difficile da analizzare poiché questo valore è influenzato da molti fattori non soltanto dalla struttura per età della popolazione. Il numero più alto di pensionati di 60 anni e più è stato registrato in Italia con il 28,4% della popolazione.

Nella maggior parte d’Europa circa un quarto della popolazione beneficia di un trasferimento sotto forma di allocazione periodica di pensione.
Negli Stati dell’Europa del nord quali la Danimarca, la Finlandia, la Svezia, la Norvegia e l’Islanda l’età di pensionamento è più elevata rispetto ad altri Paesi europei e ciò influenza il numero dei beneficiari di pensione.

La Grecia ha il rapporto più basso di pensionati se confrontato alla popolazione di 60 anni: questo è un caso speciale, perché una parte significativa della popolazione riceve le pensioni dall'esterno del paese e non dal sistema pensionistico greco. A Malta il numero dei beneficiari uomini supera il numero delle donne.

Il bollettino conclude esaminando l’importo medio delle pensioni percepite dai beneficiari. Sulla base dei dati disponibili si evidenzia che la pensione ai superstiti è in media generalmente più bassa rispetto a quella di vecchiaia mentre gli importi medi più alti sono versati nel caso delle pensioni di anzianità e di invalidità.

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