UE
“EUROPEAN CLIMATE RISK ASSESSMENT” DELL’AGENZIA EUROPEA PER L’AMBIENTE: 36 SFUMATURE DI RISCHIO CLIMATICO
“European Climate Risk Assessment” EEA Report No 1/2024 (Nov. 2023 - Published March 2024)
EEA – EUROPEAN ENVIRONMENT AGENCY
https://www.eea.europa.eu/
EEA - Link al SUMMARY del Report
EEA - WEBPAGE DI PRESENTAZIONE del REPORT e documenti correlati
L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha recentemente pubblicato un Report di valutazione del rischio climatico (EUCRA Report). Il documento identifica, per l’Europa, 36 rischi climatici valutandoli alla luce di diversi fattori/contesti (fra cui: gravità, orizzonte di policy, risk ownership). In particolare, le priorità per l’azione politica UE vengono identificate sulla base di una valutazione strutturata del rischio, unitamente ad aspetti qualitativi (ad esempio, la giustizia sociale).
Di seguito, le principali evidenze:
- il cambiamento climatico indotto dall'uomo sta colpendo il pianeta a livelli tali per cui, su scala globale, il 2023 si è rivelato l’anno più caldo mai registrato (la temperatura media globale, nei 12 mesi tra febbraio 2023 e gennaio 2024, ha superato i livelli preindustriali di 1,5°C);
- l'Europa è il continente che – nel confronto globale – si sta riscaldando più velocemente. Il caldo estremo – in passato, fenomeno relativamente raro – sta diventando più frequente, mentre la fenomenologia delle precipitazioni sta cambiando: stanno aumentando di intensità, con inondazioni di portata catastrofica in varie regioni. Nel contempo, si prevede che l’Europa meridionale debba fronteggiare un notevole calo delle precipitazioni complessive (e gravi siccità);
- tali eventi, combinati con fattori di rischio di natura ambientale e sociale, pongono rilevanti sfide a tutti i Paesi europei. Nello specifico, compromettono la sicurezza alimentare e idrica, la sicurezza energetica e la stabilità finanziaria, come pure la salute della popolazione; quanto precede, a sua volta, influisce sulla coesione e sulla stabilità sociale. Inoltre, i cambiamenti climatici stanno avendo palesi impatti sugli ecosistemi terrestri, marini e d’acqua dolce;
- il mutamento climatico è un “risk multiplier” in grado di esacerbare le situazioni di rischio e/o di crisi già esistenti. I rischi climatici possono propagarsi da una regione/da un sistema all’altro e anche provenire da realtà esterne all’Europa; i climate risk con effetti “a cascata” possono condurre – a livello sistemico – a sfide che possono coinvolgere intere società, con particolare impatto sui gruppi sociali vulnerabili (gli esempi includono: episodi di siccità grave con insicurezza idrica e alimentare, interruzioni delle infrastrutture definite “critiche”, minacce ai mercati finanziari e alla stabilità);
- il Report evidenzia che, quando si applicano le scale di gravità utilizzate nella valutazione del rischio climatico in Europa, gli indicatori di svariati rischi climatici mostrano di aver già raggiunto livelli critici. Pertanto, in mancanza di immediate e decisive azioni correttive, la maggior parte dei rischi climatici individuati potrebbe raggiungere livelli critici o catastrofici entro la fine di questo secolo. Centinaia di migliaia di persone morirebbero a causa delle ondate di caldo e i danni economici derivanti dai fenomeni di inondazione costiera potrebbero – da soli – superare i mille miliardi di euro/anno;
- secondo il Report, i rischi climatici per gli ecosistemi, le popolazioni e l'economia dipendono in parte da fattori di rischio correlati al clima, ma anche da altri fattori, considerati “non-climatic”. Azioni efficaci a livello di policy - sul piano europeo e nazionale - possono contribuire a ridurre tali rischi in misura molto significativa. La misura in cui i danni possono essere “evitabili” dipenderà in gran parte dalla rapidità con cui verranno ridotte le emissioni globali di gas serra e dalla rapidità/efficacia con cui saremo in grado di preparare le nostre società, adattandole agli inevitabili impatti del cambiamento climatico;
- l’UE e i suoi Stati membri hanno compiuto notevoli progressi nella comprensione dei rischi climatici da affrontare e le valutazioni vengono utilizzate, in sempre maggior misura, per orientare lo sviluppo delle politiche di adattamento. Nel Report si fa osservare, tuttavia, che il livello di preparazione della società è, in generale, ancora basso, posto che la realizzazione di tali policy è sostanzialmente in ritardo rispetto a livelli di rischio in rapido aumento;
- la maggior parte delle politiche e delle azioni volte a rafforzare la resilienza dell'Europa al cambiamento climatico sono attuate a lungo termine, con tempi di realizzazione lunghi. Sono necessarie azioni urgenti per evitare scelte “rigide” e inadatte a un futuro climatico in rapido cambiamento (particolare attenzione è dovuta alle politiche di pianificazione dell’uso del territorio e delle infrastrutture di lunga durata);
- le politiche di adattamento devono essere di sostegno, senza entrare in conflitto con altri obiettivi di politica ambientale, sociale ed economica. Secondo il Report, pertanto, è essenziale un approccio politico “integrato”, che tenga conto di molteplici obiettivi di policy, per garantire un adattamento efficace.