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ATTACCHI CYBER E CATTIVA INFORMAZIONE RAPPRESENTANO SERI RISCHI PER LA SALUTE PUBBLICA. DUE REPORT DI WORLD HEALTH ORGANISATION
“Examining the threat of cyber-attacks on health care during the COVID-19 pandemic” RELEVÉ ÉPIDÉMIOLOGIQUE HEBDOMADAIRE, No 4 - 26 JANVIER 2024 “Understanding disinformation in the context of public health emergencies: the case of COVID-19” RELEVÉ ÉPIDÉMIOLOGIQUE HEBDOMADAIRE, No 4 - 26 JANVIER 2024
Saif F. Abed, Sophie Allain-Ioosa and Nahoko Shindo
WHO - WORLD HEALTH ORGANISATION
https://www.who.int/
Sul sito web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) sono stati recentemente pubblicati due articoli che pongono in evidenza i pericoli correlati al rischio cyber e a quello della disinformazione sulla salute pubblica, in particolare in periodi particolarmente difficili sotto il profilo sanitario (come quello legato alla pandemia di Covid-19).
(I) “Examining the threat of cyber-attacks on health care during the COVID-19 pandemic”
Gli Autori sottolineano che – su scala globale – i sistemi sanitari stanno facendo leva sulla trasformazione digitale per migliorare sia la qualità clinica sia il rapporto costi/benefici dei servizi, investendo in misura significativa nelle nuove tecnologie disponibili (ad esempio: cartella clinica elettronica, sistemi di imaging digitale, utilizzo dell’Intelligenza Artificiale a supporto dei processi decisionali). Secondo gli Autori, sebbene tali trasformazioni abbiano portano numerosi vantaggi (fra cui una migliore sicurezza dei pazienti), hanno tuttavia generato una “dipendenza digitale”, che può essere sfruttata dalla criminalità informatica.
Scopo del lavoro, pertanto, è quello di presentare la minaccia - in continua evoluzione - degli attacchi informatici (in particolare i ransomware), descrivendo anche le ricadute sulla fornitura e sull’offerta di assistenza sanitaria e formulando alcune raccomandazioni per migliorare la resilienza rispetto a tali eventi.
(II) “Understanding disinformation in the context of public health emergencies: the case of COVID-19”
Gli Autori evidenziano come - durante la pandemia di Covid-19 - la disinformazione (con o senza la volontà di fare danno) abbia ostacolato la risposta della sanità pubblica all’evento, danneggiando la società anche attraverso il rafforzamento di divisioni nell’opinione pubblica. Combattere tale proliferazione si rivela impegnativo: identificare coloro che creano disinformazione non è semplice, e tra gli autori di tale pratica c’è poca propensione ad abbandonarla(1).
Per affrontare il fenomeno, l’OMS ha realizzato molteplici strategie di sensibilizzazione, educazione e rafforzamento del supporto alla sanità pubblica negli Stati membri. In proposito, gli Autori propongono anche i seguenti tre passaggi:
“Awareness-raising and capacity-building”: aumentando la consapevolezza, promuovendo il pensiero critico e sostenendo capacità e azioni di partenariato, la sanità pubblica si troverà in una posizione migliore per identificare e contenere la fase iniziale di diffusione della cattiva informazione durante un’emergenza sanitaria (con effetti positivi a cascata nelle fasi successive della pandemia);
“Adopting globally acceptable terminology”: ciò permetterà alle eventuali azioni di partenariato globale di affrontare con successo la sfida della disinformazione, rendendo possibile il confronto e l’accordo sugli interventi necessari;
“Strengthening international partnerships and collaborations”: gli Autori evidenziano che la cattiva informazione risulta essere qualcosa di più della semplice propagazione malevola di falsità, ma può essere utilizzata come un’arma di offesa; e quando le campagne di disinformazione manipolano i dati sanitari e il pubblico sentire, le conseguenze sulla salute pubblica possono essere catastrofiche, causa di danni diretti e di prolungamento della crisi. Poiché alcuni interventi possono essere realizzati al di fuori del settore sanitario, sono essenziali azioni di collaborazione e partnership a livello intersettoriale, nazionale e internazionale.
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(1) Gli Autori citano ad esempio uno studio quantitativo secondo cui, nel Regno Unito, l’impatto di informazioni imprecise sull'uso delle mascherine tra aprile e novembre 2020 è stato associato a 21.947 casi aggiuntivi di Covid-19, a 2.187 ricoveri e 509 decessi.
(“The cost of lies. Assessing the human and financial impact of COVID-19 related online misinformation on the UK”, London: London Economics, December 2020)
https://londoneconomics.co.uk/wp-content/uploads/2021/01/The-Cost-of-Lies_clean_2.2.21.pdf