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Ottobre 2003 - N°1

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Verso la convergenza del welfare?

Verso la convergenza del welfare?
di Enea Dallaglio


All’inizio di questa settimana Gerhard Schroeder ha annunciato una decisione storica: la prima riduzione dal dopoguerra a oggi della spesa pensionistica in Germania come parte di una complessa manovra di ridimensionamento della spesa pubblica. Il governo francese è impegnato in una strategia non dissimile sui diversi fronti della spesa sanitaria e sociale, dopo gli aggiustamenti del sistema pensionistico introdotti questa estate.

I contributi offerti in questo numero di Panorama Assicurativo mostrano come sistemi e culture molto distanti, dall’Europa all’estremo Oriente, si trovano ad affrontare una sfida senza precedenti e per molti aspetti comune, costituita dall’intreccio di problemi di lungo e di breve termine:

- l’invecchiamento della popolazione che, mentre mina la sostenibilità finanziaria dei sistemi previdenziali, allo stesso tempo propone nuovi bisogni (pensiamo all’assistenza di lungo termine), rendendo ancor più necessaria una ristrutturazione complessiva della spesa sociale;

- la malattia cronica delle economie più sviluppate, che alcuni osservatori hanno definito una sclerosi, la quale richiede interventi urgenti finalizzati ad alleggerire e rilanciare il sistema produttivo.

L’area critica del cambiamento è la vecchia Europa (vecchia quanto meno sotto il profilo demografico), il cui tradizionale modello di sicurezza sociale, da lungo tempo capace di garantire i maggiori livelli di diffusione del benessere e di stabilità economica, oggi si confronta da un lato con i più alti indici di denatalità e di longevità, dall’altro con i segnali più preoccupanti di stagnazione e di incapacità reattiva dei sistemi produttivi.

Ma con le stesse questioni si confrontano economie il cui sviluppo è molto più recente: dai paesi dell’Est europeo che si affacciano all’imminente allargamento dell’Unione a quelle che fino a ieri erano le tigri dell’estremo Oriente, oggi alle prese con i problemi della stabilizzazione economica e sociale.

I primi due contributi che presentiamo provengono dal CSIS, il Center for Strategic and International Studies di Washington, e riguardano le economie forti.

Il focus di questo mese è uno studio di rilevante interesse per il settore assicurativo oltre che per i policy makers: la proposta di un modello capace di sintetizzare, attraverso parametri oggettivi, l’esposizione al rischio longevità dei principali paesi altamente sviluppati. Il modello utilizza quattro grandi famiglie di parametri: indicatori di peso della spesa pubblica, di carico fiscale (e di conseguente sostenibilità del deficit previdenziale), di dipendenza economica della popolazione anziana dalla spesa pubblica, di equilibrio demografico fra le generazioni. L’Italia si posiziona ai massimi livelli di vulnerabilità: in una scala crescente undicesima su dodici paesi.

Segue un’analisi di particolare attualità, trattandosi del caso tedesco.

Due casi molto diversi mostrano la convergenza globale dei problemi e delle ricette: la Polonia, dal prossimo anno nuovo membro dell’Unione, la cui riforma pensionistica del 1999 si è orientata ad un modello anglosassone basato su fondi privati di capitalizzazione; e la Corea, che dopo una lunga fase di accelerato sviluppo e di espansione della spesa pubblica affronta una prospettiva di maturità paragonabile a quella dei paesi occidentali, con un forte aggravio del carico fiscale.

L’ultimo saggio, di M. Orszac e D. Snower, è uno studio teorico sul problema del pensionamento precoce che sostiene l’efficacia di politiche di disincentivo attraverso l’utilizzo della leva fiscale.

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