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LA LIQUIDITÀ DELLE FAMIGLIE ITALIANE, UN POTENZIALE DA SFRUTTARE: UN’ANALISI PROMETEIA

“La liquidità delle famiglie italiane: un potenziale da sfruttare” (8 gennaio 2020)


PROMETEIA
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Un recente articolo, pubblicato su “L’Atlante” di Prometeia, affronta il tema dell’impiego ottimale della consistente liquidità accumulata negli ultimi anni dalle famiglie italiane.

Lo stock di attività liquide, in effetti, ha raggiunto nel 2019 i 1.400 miliardi di euro, coprendo il 33% delle attività finanziarie nei portafogli delle famiglie. Dai dati dell’ultimo Wealth Insights(1), emerge che una famiglia intervistata su due detiene in liquidità tutta la propria ricchezza.

Nell’articolo si intende verificare se mantenere una parte elevata della ricchezza in liquidità sia a costo zero.

Dalle analisi sui dati dell’indagine emerge che chi non ha investito i propri risparmi in un arco temporale di 15 anni ha perso circa il 30% di ricchezza potenziale in termini reali. Si tratta di un fenomeno rilevante: potrebbe coinvolgere fino a 4 milioni di nuclei familiari che, al momento, detengono l’intero patrimonio in liquidità, per un ammontare complessivo di circa 250 miliardi di euro, che potrebbero essere indirizzati verso gli investimenti.

L’analisi si focalizza sulle famiglie che possiedono una ricchezza finanziaria superiore ai 25.000 euro. Di queste, il 30% non detiene alcuno strumento di investimento finanziario.

Il punto di partenza è un modello da cui è possibile ricavare – date le caratteristiche degli individui – la probabilità di detenere o meno uno specifico investimento. Si cerca poi, con un secondo modello, di determinare come la ricchezza potrebbe essere allocata tra liquidità, attività a basso e ad alto rischio.
In media, un non investitore potrebbe investire il 45% della propria ricchezza finanziaria contro il 53% investito da chi effettivamente già detiene strumenti finanziari, con una percentuale maggiore di investimenti a basso rischio.

Ipotizzando che le quote in cui il portafoglio è stato suddiviso siano rimaste costanti per un determinato lasso di tempo, è possibile calcolare il rendimento che il portafoglio totale avrebbe avuto in quel periodo. Per ciascuna classe di investimento è stato utilizzato un rendimento di riferimento(2).

Confrontando i rendimenti del portafoglio ipotetico di un investore, di un non investitore e di un investitore con un portafoglio di sola liquidità, si evince che il rendimento potenziale misurato in termini reali a cui hanno rinunciato le famiglie che hanno mantenuto il proprio portafoglio in sola liquidità dal 2005 al 2018 è quasi il 30%. Poiché i tassi e l’inflazione resteranno bassi anche nel prossimo triennio, diventa ancora più rilevante – segnalano gli Autori – una ricomposizione a favore degli investimenti.

 

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(1)  Si tratta dell’indagine Prometeia e Ipsos sulle attitudini degli italiani al risparmio.

(2) I rendimenti presi in considerazione per la componente di portafoglio investita in attività a basso rischio sono quelli dell’indice total return del BTP a 10 anni; per le attività ad alto rischio si è considerato il rendimento total return dell’indice azionario Italia; per la liquidità il tasso sui depositi.