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BANKITALIA: 2a INDAGINE SU FINTECH NEL SISTEMA FINANZIARIO ITALIANO

“Indagine FinTech nel sistema finanziario italiano” (COMUNICATO STAMPA e INDAGINE, 20.12.2020)


BANCA D’ITALIA
https://www.bancaditalia.it/


BANCA DITALIA Link al COMUNICATO STAMPA

BANCA DITALIA Link allINDAGINE


Banca d’Italia ha pubblicato, il 20 dicembre scorso, i risultati della 2a indagine sul FinTech nel sistema finanziario italiano.

L’indagine è stata condotta nella prima metà del 2019 e ha riguardato 165 intermediari, tra cui 50 gruppi bancari  - anche di matrice estera -, 70 banche non appartenenti a gruppi, 5 filiali di banche estere, 3 intermediari in libera prestazione di servizi e 37 intermediari non bancari; sono state inoltre contattate 15 tra le maggiori imprese fornitrici di servizi tecnologici.

Nel periodo 2017-2020 gli investimenti FinTech ammontano a 624 milioni di euro, dei quali 233 spesi nel biennio 2017-2018 e 391 previsti in quello successivo. Oltre tre quarti della spesa è riconducibile a 10 intermediari, tra i quali  sono compresi  - oltre a grandi gruppi -   banche di medie dimensioni, società finanziarie, Istituti di Pagamento e di Moneta Elettronica.

Gli investimenti in iniziative di cooperazione con imprese FinTech ammontano a 93 milioni di euro, pari al 14% degli investimenti complessivi. La modalità di collaborazione più frequente è la partnership con incubatori, acceleratori, distretti; si riscontra, in alternativa, l’acquisizione di partecipazioni in imprese FinTech.

La seconda Direttiva sui pagamenti – segnala la Banca centrale – ha contribuito a orientare gli investimenti principalmente verso le Application Programming Interface. Quanto alle aree di business, i progetti dedicati a innovare la funzione di intermediazione (crediti e depositi) e la raccolta di capitale rappresentano la componente più consistente in termini di investimenti, seguiti dall’area dei servizi di pagamento.

Secondo le risposte degli intermediari, gli investimenti dovrebbero lasciare in prevalenza invariati i rischi strategici, quelli di credito e di mercato.
I maggiori effetti sono attesi per i rischi operativi, sebbene il segno della variazione complessiva non sia univoco.