Panorama Assicurativo Ania

Welfare, Previdenza

LAVORARE PIÙ A LUNGO E AVERE PENSIONI PIÙ BASSE: È QUESTO IL FUTURO? PAPER OCSE

“Will future pensioners work for longer and retire on less?” (POLICY BRIEF ON PENSIONS - July 2019)


OECD – ORGANISATION FOR ECONOMIC CO-OPERATION AND DEVELOPMENT
http://www.oecd.org/


OECD Link al DOCUMENTO



Negli ultimi cinquant’anni sono individuabili, a livello mondiale, tre grandi tendenze nei processi di riforma dei sistemi pensionistici pubblici: la prima è quella di un cambiamento radicale, attuato in quanto il sistema non era più finanziariamente sostenibile (è il caso del Cile, dell’Italia, della Svezia, della Lettonia, del Messico); la seconda è quella di riforme volte ad allargare la platea dei garantititi, con l’obiettivo di migliorare il livello delle prestazioni pensionistiche (Estonia, Corea del Sud e Israele); la terza, infine, è quella di modificare i parametri del sistema in vigore, per rispondere meglio alle sfide dell’invecchiamento della popolazione.

Questa è la premessa di un Policy Brief dell’OCSE dedicato al tema della sostenibilità sociale delle riforme previdenziali adottate nel corso degli ultimi decenni nei Paesi membri dell’Organizzazione.

In base alle riforme adottate fino a metà 2017, l’età media di pensionamento è prevista passare dai 63 anni per i nati negli anni ‘40 ai 66 anni per i nati negli anni ‘90.

L’innalzamento più forte e repentino si avrà in quei Paesi che, come l’Italia, l’Olanda e la Danimarca, hanno collegato l’età di pensionamento all’evoluzione delle aspettative di vita.

Tuttavia, l’aumento degli anni di lavoro è insufficiente a coprire l’effettivo aumento della speranza di vita e, di conseguenza, anche se la quota di adulti attivi nelle coorti nate tra gli anni ’40 e ‘90 crescerà del 10%, tale andamento non garantirà l’equilibrio del bilancio previdenziale.

Inoltre, il tasso di sostituzione di cui fruiranno i futuri pensionati sarà minore di quello attuale e questo rischia di creare problemi di sostenibilità sociale.