LA MORTALITA’ DEI PERCETTORI DI RENDITA IN ITALIA: STUDIO DELL’ORDINE DEGLI ATTUARI
“La mortalità dei percettori di rendita in Italia”
ORDINE NAZIONALE DEGLI ATTUARI, CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ATTUARI
http://www.ordineattuari.it/
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E’ stato presentato, il 13 dicembre scorso, l’aggiornamento dello studio dell’Ordine degli Attuari sulla mortalità dei percettori di rendite in Italia.
Fra i principali risultati dello studio:
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negli ultimi dieci anni osservati fino al 2011, guardando alle pensioni di vecchiaia, sia per gli uomini e in modo più marcato per le donne, la mortalità dei percettori di rendita è risultata inferiore rispetto a quella della popolazione generale, con punte del 20-25%, nelle età prossime al pensionamento;
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la minore mortalità rispetto alla popolazione generale ha riguardato, con intensità diverse, tutte le collettività analizzate: dipendenti privati, dipendenti pubblici, lavoratori autonomi, lavoratori del settore dello spettacolo e dello sport, avvocati, medici, ragionieri e periti commerciali, agenti e rappresentanti di commercio;
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sempre con riferimento alle pensioni di vecchiaia, la speranza di vita a 65 anni negli ultimi dieci anni osservati fino al 2011 è aumentata per tutte le collettività considerate, passando mediamente da 17/20 anni a 18/21 anni per gli uomini, e da 20/23 anni a 22/25 anni per le donne. Per entrambi i sessi, negli ultimi anni, si osserva una lieve riduzione del ritmo di crescita. In via generale, si osserva una maggiore durata residua di vita per i medici, seguiti dai dipendenti pubblici e dagli avvocati;
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guardando alle pensioni di invalidità, la mortalità sia per gli uomini che per le donne è molto più elevata di quella della popolazione generale, in particolare per le donne (anche fino a 10 volte) e nei primi due anni da quando si è colpiti dall’invalidità (anche fino a 20 volte);
- guardando alle pensioni ai superstiti, la mortalità sia per gli uomini che per le donne è più elevata di quella della popolazione generale (più marcata per i primi).
Con riguardo alle proiezioni al 2045, lo studio evidenzia che:
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se si considerano i dipendenti privati e autonomi insieme, la durata di vita residua a 65 anni per gli uomini si attesta nel 2045 tra i 23 e i 23,5 anni (quindi tra gli 88 e gli 88,5 anni di età), leggermente superiore alla stima ISTAT sulla popolazione generale (circa 22 anni - 87 anni di età);
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per le donne, la durata di vita residua a 65 anni si attesta nel 2045 a poco meno di 27 anni (quindi 92 anni di età), leggermente superiore alla stima ISTAT sulla popolazione generale (26 anni - 91 anni di età);
- si rileva inoltre, sempre al 2045, una tendenza a una maggior longevità dei lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti privati.