Panorama Assicurativo Ania

🇮🇹 Risparmio

LE OBBLIGAZIONI BANCARIE NEI PORTAFOGLI FINANZIARI DELLE FAMIGLIE ITALIANE

Bollettino Economico n. 3, 2016


BANCA D’ITALIA
www.bancaditalia.it


Link al WORKING PAPER n. 359, 2016

Link alla PAGINA DI PRESENTAZIONE DEL BOLLETTINO ECONOMICO e ai DOCUMENTI CORRELATI



L’ultimo Bollettino Economico della Banca d’Italia (n. 3, luglio 2016) contiene un interessante approfondimento dedicato agli investimenti delle famiglie italiane in obbligazioni emesse dalle banche.

Il possesso diretto di obbligazioni bancarie – si legge nel Bollettino – è un fenomeno tradizionalmente rilevante per le famiglie italiane; la quota di tali attività nel portafoglio ha subito ampie fluttuazioni nel tempo, riflettendo - tra l’altro - le politiche di emissione da parte delle banche e le modifiche nel trattamento fiscale dei titoli, oltre che mutamenti nelle preferenze.
Fra gli anni ’50 e gli anni ’70 del secolo scorso, il peso delle obbligazioni emesse dagli istituti di credito speciale sulla ricchezza finanziaria delle famiglie è progressivamente cresciuto fino a toccare un massimo dell’11% nel 1973. La quota è successivamente caduta a circa l’1% nella metà degli anni ottanta, per effetto della concorrenza dei titoli di Stato (esenti da tassazione fino al 1986), della diffusione dei certificati di deposito e delle difficoltà di collocamento delle obbligazioni a tasso fisso in presenza di un’elevata inflazione.

L’inasprimento del prelievo fiscale sui certificati di deposito nel 1996 e il riconoscimento a tutti gli istituti di credito della possibilità di emettere obbligazioni hanno poi nuovamente sospinto le scelte di investimento delle famiglie verso i titoli bancari. All’inizio degli anni 2000 le crisi che hanno coinvolto emittenti sovrani (Argentina) e imprese (Cirio e Parmalat) hanno ulteriormente favorito la domanda di obbligazioni bancarie, il cui peso sulla ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è risalito fino all’11% nel 2011.

Negli anni successivi, nella fase di forte contrazione delle emissioni da parte degli istituti di credito, il venir meno del trattamento fiscale di favore rispetto ai depositi bancari (l’aliquota di imposta è aumentata dal 12,5% al 20% nel 2012 e al 26% nel 2014) ha contribuito al progressivo ridimensionamento degli investimenti delle famiglie in obbligazioni delle banche. Nel quadriennio 2012-15 le famiglie hanno effettuato vendite nette per circa 190 miliardi di euro, che hanno riportato il peso dei titoli bancari sul totale delle attività finanziarie al di sotto del 5% (una quota comunque elevata nel confronto internazionale).
Il calo della componente obbligazionaria si è accompagnato a una ricomposizione della ricchezza finanziaria verso i prodotti del risparmio gestito.

Quasi la metà delle obbligazioni bancarie detenute dalle famiglie alla fine del 2015 scadrà entro il 2017, il 90% entro il 2020. In assenza di nuovi acquisti, la loro quota scenderebbe a meno dell’1% della ricchezza finanziaria del settore.

Secondo i dati del Centralised Securities Database (CSDB) della BCE, il rendimento lordo all’emissione delle obbligazioni bancarie collocate presso le famiglie italiane, dopo l’aumento osservato durante la crisi dei debiti sovrani, si è riportato sui livelli raggiunti negli anni immediatamente precedenti il 2011. Il differenziale di rendimento rispetto ai BTP a cinque anni, prevalentemente negativo tra il 2009 e il 2012, è tornato positivo dalla fine del 2013; nel dicembre 2015 era pari a circa 2,5 punti percentuali.