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BANKITALIA: REDDITO E RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE ITALIANE IN UNA PROSPETTIVA DI LUNGO PERIODO

BANKITALIA: REDDITO E RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE ITALIANE IN UNA PROSPETTIVA DI LUNGO PERIODO (dalla Relazione Annuale 2015 della Banca d'Italia)


BANCA D'ITALIA
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La recente Relazione annuale presentata da Bankitalia contiene un interessante approfondimento dedicato all’evoluzione di lungo periodo dei bilanci delle famiglie italiane.

Le famiglie italiane sono state interessate, dal 1977 a oggi, da cambiamenti di grande portata: sono aumentati la speranza di vita, il livello di istruzione, la partecipazione femminile al mercato del lavoro, la presenza straniera, il livello di benessere. La disuguaglianza, che si era ridotta nei decenni precedenti, è aumentata nei primi anni novanta, rimanendo stabile successivamente.

Il rallentamento dell’economia italiana avviatosi negli anni novanta si è riflesso sui redditi familiari, in particolare dei lavoratori dipendenti:  di coloro che erano attivi nel mercato del lavoro e, in misura maggiore, di chi vi è entrato negli anni successivi; ha pesato soprattutto sui più giovani, che hanno rinviato l’uscita dalla famiglia di origine e subìto un calo del reddito atteso lungo l’intero ciclo di vita rispetto alle generazioni precedenti. Le minori esigenze di risparmio determinate dal più facile accesso al credito hanno però consentito di limitarne le ricadute sui consumi.

La minore accumulazione di ricchezza propria ha ampliato il peso di quella ereditata, concorrendo a rafforzare il ruolo della famiglia di origine nel definire lo status socio-economico e al radicarsi di disuguaglianze indipendenti dai meriti e dalle capacità individuali.

Nonostante l’andamento complessivamente contenuto del reddito, la ricchezza delle famiglie è cresciuta, nell’intero periodo dell’indagine, in modo sostenuto.

Le attività reali rappresentano una quota rilevante della ricchezza lorda per la maggior parte delle famiglie; quelle finanziarie, detenute prevalentemente nella forma di depositi bancari, costituiscono una frazione preponderante del patrimonio lordo solo per le famiglie meno abbienti.

Tra il 1977 e il 2010, il valore medio familiare delle attività reali, al netto della crescita del deflatore dei prezzi al consumo, è quasi triplicato; quello mediano è quadruplicato. La crescita del valore del patrimonio immobiliare ha riflesso sia l’aumento delle quotazioni, quasi raddoppiate, sia la diffusione della proprietà.
La quota di famiglie proprietarie di immobili è salita da poco più della metà nel 1977 al 72% nel 2010, con una crescita particolarmente sostenuta fino al 2000; l’aumento complessivo è stato maggiore tra le famiglie più anziane, dal 60% all’80%.

Tra la fine degli anni ottanta e il 2014, l’espansione della quota di popolazione a basso reddito si è accompagnata con un sostanziale cambiamento della sua composizione, più che dimezzandosi tra le famiglie di pensionati (dal 40% al 15%), salendo tra quelle dei lavoratori dipendenti (dal 14% al 20%) e, sebbene meno intensamente, dei lavoratori autonomi (dal 12% al 15%).

L’indebolimento, dagli anni novanta, dell’economia italiana ha gravato in particolare sui più giovani: sono aumentate le opportunità di ingresso nel mercato del lavoro, ma le carriere lavorative sono diventate più intermittenti e i livelli retributivi iniziali inferiori a quelli dei coetanei di generazioni precedenti, nonostante il più alto livello di istruzione.

Le generazioni più giovani possono inoltre attendersi una maggiore ricchezza ereditata, per via della riduzione del numero medio di figli. Nel 2014, circa un terzo delle famiglie ha dichiarato di aver ricevuto un lascito; la ricchezza di queste famiglie, per le quali i lasciti rappresentano in media il 60% del patrimonio netto, è più del doppio di quella dei nuclei che hanno dichiarato di non aver ricevuto eredità o donazioni.
All’inizio degli anni novanta, quando solo circa un quinto delle famiglie aveva ricevuto un lascito, il patrimonio delle famiglie beneficiarie era di solo circa il 70% più elevato di quello dei nuclei che non riportavano eredità o donazioni.

Il maggior valore della ricchezza ereditata e il crescente ruolo della famiglia di origine nello spiegare le differenze di reddito tra i più giovani comportano una più forte persistenza delle disuguaglianze di benessere tra generazioni successive.