Panorama Assicurativo Ania

🇮🇹 Welfare

RAPPORTO CENSIS/UNIPOL SUL SISTEMA DI WELFARE IN ITALIA

“Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali”


CENSIS
www.censis.it

UNIPOL GRUPPO FINANZIARIO
http://www.unipol.it/


CENSIS - "Welfare: la White Economy vale 290 miliardi di euro con 3,8 milioni di occupati" (COMUNICATO STAMPA)

"GRUPPO UNIPOL - Sostengno allo Stato nelle iniziative di welfare. Collaborazione pubblico/privato per assicurare a tutti i cittadini un adeguato sistema di welfare e un ampliamento della base mutualistica" (COMUNICATO STAMPA)



Sono stati diffusi, nel dicembre scorso, i risultati del rapporto 2015 “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” curato da Censis e Unipol. Risulta dalla ricerca che la domanda di salute, assistenza e previdenza da parte degli italiani è attualmente in crescita.

A questa domanda risponde la “White Economy”, cioè la filiera delle attività -  sia pubbliche che private - riconducibili alla cura e al benessere delle persone. La filiera ha ormai raggiunto un valore di 290 miliardi di euro, corrispondente al 9,4% della produzione complessiva nazionale; sono 2,8 milioni gli addetti che operano in maniera diretta nei suoi diversi comparti.
A questi vanno aggiunti i posti di lavoro che si generano “a monte” e "a valle”, come indotto delle attività considerate, che innalzano il numero degli addetti totali a 3,8 milioni (pari al 16,5% degli occupati del Paese).

Con l'allungamento della vita media, continua a crescere la domanda di cure e di assistenza. Nel 2030 si prevede che saranno più di 4 milioni le persone in cattivo stato di salute e i portatori di almeno due patologie croniche saranno più di 20 milioni.
Negli anni della crisi, tra il 2007 e il 2014, la spesa sanitaria pubblica è diminuita del 3,4% in termini reali e, attualmente,  sono meno del 20% gli italiani che affermano di trovare nel welfare pubblico una piena risposta ai loro bisogni.

La spesa sanitaria pubblica è pari al 6,8% del PIL, un valore più basso di quello di Francia (8,6%), Germania (8,4%) e Regno Unito (7,3%). La spesa sanitaria privata ammonta invece al 2% del PIL, un valore inferiore alla media dei Paesi Ocse (2,4%) e al dato di tutti i Paesi europei più avanzati.

La quota di spesa privata intermediata da soggetti economici specializzati, come le compagnie assicurative, è pari oggi al 18% del totale della spesa sanitaria privata. Anche prescindendo dal confronto con gli Stati Uniti, che hanno un modello di welfare molto diverso da quello italiano (in questo caso sale al 77,7% la quota di spesa intermediata), il dato italiano è molto più contenuto di quello di Francia (67,1%), Germania (44,4%) e Regno Unito (43,6%) e testimonia il carattere “molecolare” della spesa sanitaria privata italiana.

Sono più di 3 milioni le persone che soffrono di difficoltà funzionali gravi. Tra queste, 1,4 milioni sono confinate all'interno della propria abitazione e bisognose di cure diurne e notturne. La spesa pubblica per l'assistenza è in fase calante dal 2010, pure a fronte di una domanda crescente. Il valore pro-capite della spesa è pari a 400 euro l'anno, un dato inferiore alla media europea.
Gli italiani scelgono - anche in questo caso - un modello del tutto spontaneo e ad elevata molecolarità, basato sul reclutamento diretto delle badanti.

Nell'ultimo decennio il numero di adesioni alla previdenza complementare è più che raddoppiato, passando da poco meno di 3 milioni di iscritti nel 2005 agli attuali 6,5 milioni. Si segnalano però due criticità.
La prima è legata alla crisi economica, causa del fatto che, nel 2014,  1,5 milioni di iscritti non abbiano versato i contributi. La seconda è relativa alla disomogeneità delle adesioni: il tasso di adesione è del 18% al Sud (sale al 30% al Nord) e del 16% tra i più giovani, con una età inferiore a 35 anni (mentre il dato nazionale si attesta al 25,6%). Non aiuta il fatto che, ad oggi,  solo il 24,3% degli italiani abbia una conoscenza precisa della propria posizione pensionistica.