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INTERVENTO DEL GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA SU RISCHIO DI LONGEVITÀ E CAMBIAMENTO ECONOMICO

“Il rischio di longevità e i cambiamenti dell’economia. ‘Lectio Magistralis’ di Ignazio Visco”


BANCA D’ITALIA
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Link alla PAGINA DI PRESENTAZIONE e al TESTO DELLINTERVENTO


 

Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha dedicato la sua Lectio Magistralis - in occasione del conferimento della laurea ad honorem in Scienze Statistiche e Attuariali, da parte dell’Università di Trieste -  al tema del rischio di longevità e i conseguenti cambiamenti dell’economia.

L’elevato livello di incertezza è una caratteristica dell’economia (e della società) odierna. Uno degli aspetti di questa incertezza è rappresentato dalle conseguenze dell’aumento della speranza di vita, che negli ultimi due secoli è passata da 36 anni (nel 1820) a 78 anni (a fine novecento), sino all’attuale previsione ONU di oltre 90 anni su scala mondiale nel 2100.

A tale tendenza si contrappone - con una certa discrasia temporale - la diminuzione del tasso di fecondità, che dovrebbe raggiungere, sempre secondo le proiezioni ONU, il livello di due bambini per donna.

L’invecchiamento della popolazione legato a questi due trend comporta un profondo cambiamento dell’organizzazione sociale ed economica.

Un problema peculiare nel campo della longevità è quello della difficoltà delle previsioni. Molti dei modelli attualmente utilizzati, infatti, tendono a sottostimare l’evoluzione della longevità. Questo errore di stima implica effetti finanziari, connessi - ad esempio - alla redazione delle tavole di mortalità.

Anche i sistemi pensionistici e di previdenza complementare sono soggetti a una profonda trasformazione. Da una parte le pensioni pubbliche hanno registrato, nella gran parte dei Paesi, radicali riforme, alle quali è corrisposta generalmente una riduzione delle prestazioni.
D’altra, la debolezza del quadro macroeconomico contribuisce a ridurre le prestazioni, in particolare in quei Paesi che - come l’Italia - hanno correttamente collegato le prestazioni pensionistiche allo sviluppo dell’economia.

In realtà il problema è ancora più ampio, in quanto la stessa previdenza complementare a contribuzione definita è a sua volta strettamente legata all’andamento del ciclo economico, con l’aggravante che il rischio finanziario connesso alla sua gestione non è più a carico di un soggetto terzo (che sia lo Stato o il fondo pensione stesso) ma dei lavoratori che vi aderiscono.

Secondo Visco, quindi, si rendono necessari alcuni interventi, tra i quali favorire la continuità delle contribuzioni dei lavoratori più giovani, migliorare le informazioni sulla situazione previdenziale, garantire la portabilità dei contributi da una forma pensionistica a un’altra, ridurre i costi gestionali della previdenza complementare, ottimizzare i rendimenti attesi, creare un mercato delle rendite vitalizie ben funzionante.

Ma, conclude il Governatore, l’unica vera strada per gestire la transizione demografica è migliorare l’occupazione e la crescita economica attraverso politiche strutturali.