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🇮🇹 Welfare

IL SISTEMA DI WELFARE ITALIANO NEL RAPPORTO CENSIS 2015

“49° Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2015”


CENSIS
www.censis.it


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Nel 49° Rapporto del CENSIS sulla situazione sociale del Paese (2015) ampio spazio è dedicato al sistema di welfare.

Sul fronte della sanità, si riscontra che la spesa sanitaria pubblica ha registrato una riduzione tra il 2010 e il 2014, attestandosi nell'ultimo anno a 110,3 miliardi di euro. La spesa sanitaria privata delle famiglie, invece, dal 2007 al 2014 è passata da 29,6 a 32,7 miliardi, rappresentando ormai il 22,8% della spesa sanitaria totale.

Più di quattro italiani su dieci pensano a un peggioramento progressivo della sanità; al Sud sono il 64%. Il 55,5% considera inadeguato il Servizio Sanitario, quota che sale all'82,8% nel Mezzogiorno. Inoltre, sono 7,7 milioni le persone che in un anno si sono indebitate o hanno chiesto un aiuto economico per pagare le cure.

Le difficoltà principali che i cittadini sperimentano nel rapportarsi al Servizio Sanitario Nazionale sono soprattutto legate ai tempi di attesa prima di poter accedere ai servizi.
Tra le persone che hanno effettuato visite specialistiche e accertamenti diagnostici, rispettivamente il 22,6% e il 19,4% ha dovuto attendere perché privo di alternative. E quando l'attesa c'è stata, è stata consistente: in media, 55,1 giorni prima di effettuare una visita specialistica e 46,1 giorni per un accertamento.

La capacità del settore privato di offrire prestazioni a prezzi sostenibili e la lunghezza delle liste di attesa nel settore pubblico si traducono spesso nella scelta dei cittadini di pagare per intero di tasca propria le prestazioni.
Ad esempio, per una colonscopia nel privato si spendono 224 euro e si attendono 8 giorni, nel pubblico con il ticket si spendono 56 euro e si attendono 87 giorni; per una risonanza magnetica nel privato si spendono 142 euro e si attendono 5 giorni, con il ticket si pagano 63 euro e si attendono 74 giorni.

Il 50,2% delle famiglie con una persona non autosufficiente (contro il 38,7% del totale delle famiglie) risulta avere a disposizione risorse familiari scarse o insufficienti. Per fronteggiare il costo privato dell'assistenza ai non autosufficienti, 910.000 famiglie italiane si sono dovute «tassare» e 561.000 famiglie hanno utilizzato tutti i propri risparmi  e/o hanno dovuto vendere la casa o anche indebitarsi.

Per quanto attiene alle pensioni, il 39,6% dei cittadini italiani non ha un'idea precisa della propria posizione previdenziale, vale a dire che non sa -  sia pure in via approssimativa -  quanti contributi ha versato e di quale pensione beneficerà: il 21,5% ha un'idea piuttosto vaga e il 18,1% non ha alcuna idea.

Questa situazione contribuisce a spiegare il persistente successo degli intermediari, in particolare i patronati, nel rapporto tra cittadini ed enti di previdenza. E’ il 73,7% degli italiani, infatti, che dichiara di conoscere i patronati, il 56,1% di essersi rivolto a uno di essi e, di questi, il 92,2% esprime un giudizio positivo sulle loro attività.
Se per tanti cittadini l'opacità connota le proprie posizioni contributive, sulle pensioni del futuro essa coesiste con la generica convinzione che saranno più basse di quelle attuali. E la previdenza complementare non riesce ancora a decollare, come secondo pilastro in grado di compensare la riduzione del valore delle pensioni fondate sul primo pilastro.