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GLI INVESTIMENTI FINANZIARI DELLE FAMIGLIE ITALIANE: RAPPORTO CONSOB

“Report on financial investments of Italian households. Behavioural attitudes and approaches” Statistics and Analyses, n. 1, giugno 2015

Nadia LINCIANO, Monica GENTILE, Paola SOCCORSO


CONSOB-COMMISSIONE NAZIONALE PER LE SOCIETA’ E LA BORSA
www.consob.it


Link alla PAGINA DI PRESENTAZIONE e al PAPER


La CONSOB ha pubblicato, nella serie “Statistiche e Analisi”, un rapporto sugli investimenti finanziari delle famiglie italiane. Il documento è basato sull’indagine “Multifinanziaria” e sull’ “Osservatorio sull’approccio alla finanza e agli investimenti degli italiani”, entrambi condotti da GFK Eurisko. L’obiettivo del Report è quello di analizzare le modalità con cui gli italiani prendono le decisioni in materia finanziaria e i rischi principali cui essi si espongono.

I principali dati contenuti nel Rapporto sono i seguenti:

  • in Italia, nel biennio 2013-2014, la ricchezza netta è aumentata del 3,4%, mentre il tasso di risparmio, pur registrando un’inversione di tendenza rispetto al calo innescato dalla crisi finanziaria, continua ad attestarsi a fine 2014 su un livello inferiore ai valori raggiunti prima del 2008 (8,6%). La composizione delle attività finanziarie ha visto crescere il peso del circolante, dei depositi e delle riserve assicurative e pensionistiche, a fronte di una contrazione delle quote riferibili a fondi comuni, titoli obbligazionari e azioni quotate; a fine 2014, tuttavia, l’incidenza delle quote di fondi comuni è tornata ai livelli pre-crisi;
     
  • la persistente debolezza dell’attività economica negli ultimi anni ha comportato un aumento della vulnerabilità finanziaria percepita dalle famiglie italiane. Più della metà degli intervistati (soprattutto donne e residenti al Sud) ritiene che non sarebbe in grado di far fronte per almeno sei mesi alla riduzione di un terzo del reddito attuale. A fine 2014, risulta complessivamente pari al 41% la quota di nuclei familiari indebitati per l’acquisto di un’abitazione e/o per l’acquisto di beni durevoli o altre spese. Sono soprattutto gli individui con livello di istruzione più basso, i residenti al centro-sud, nonché (tra gli occupati) i lavoratori autonomi ad avere più frequentemente difficoltà a risparmiare;
     
  • nonostante la diffusa percezione positiva delle proprie competenze in materia di scelte economiche e di investimento, le conoscenze finanziarie e le capacità logico-matematiche degli italiani rimangono basse. Genere, istruzione e area di residenza sembrano essere correlati con il livello di conoscenze finanziarie;
     
  • l’importanza dei fattori di rischio varia al variare dei livelli di conoscenza finanziaria: per il sottogruppo di soggetti più ‘preparati’ (ossia che hanno dimostrato di avere dimestichezza con tutte le nozioni di base), rilevano soprattutto le eventuali spese legali da sostenere per ottenere un risarcimento danni e la difficoltà di monitorare gli investimenti, oltre alle perdite di capitale; per i meno preparati (coloro che non hanno fornito nessuna risposta corretta) le criticità maggiori risiedono nel possibile conseguimento di un rendimento inferiore a quello atteso o di una perdita in conto capitale, oltre alla variabilità dei rendimenti;
  • a fine 2014 il livello di partecipazione delle famiglie ai mercati finanziari si è attestato attorno al 48%, in crescita di sette punti percentuali rispetto all’anno precedente sebbene ancora inferiore ai valori registrati nel 2007 (55%). Tale incremento è imputabile soprattutto alla maggiore quota di investitori retail che detengono almeno un’attività rischiosa (azioni, obbligazioni, risparmio gestito e polizze vita), passata dal 26% nel 2013 al 32% nel 2014. In particolare, come si evince dai dati sulla composizione di portafoglio, è aumentata, tornando sui livelli pre-crisi, la quota di ricchezza finanziaria investita in prodotti del risparmio gestito (16%), mentre rimane più contenuto il peso delle azioni (5%, sostanzialmente dimezzato rispetto al 2007). La partecipazione ai mercati finanziari risulta più diffusa tra le famiglie residenti nelle regioni settentrionali, più abbienti, in cui il decisore finanziario è uomo, di età compresa tra i 45 e i 64 anni e con livello di istruzione elevato.