Panorama Assicurativo Ania

🌎 Politica monetaria, Investimenti

SWISS RE: LE CONSEGUENZE INDESIDERATE DELLA “FINANCIAL REPRESSION”

“Financial repression: the unintended consequences” (STUDY) "Current high levels of financial repression create significant costs and lower long-term investors' ability to channel funds into the real economy, a new Swiss Re study shows" (PRESENTAZIONE)

Jérôme HAEGELI, Chuan LIM, Tauno LOERTSCHER, Laurent DEGOUMOIS, Steven BIEKENS


SWISS RE
http://www.swissre.com


Link alla PAGINA DI PRESENTAZIONE e allo STUDIO


Swiss Re ha dedicato un report al tema della financial repression, ossia agli effetti della politica monetaria ultra-espansiva attuata dalle banche centrali a seguito della crisi finanziaria.

Una politica di tassi di interesse molto bassi consente di rendere meno oneroso il finanziamento del debito pubblico, riduce il costo del credito e dovrebbe stimolare la crescita economica. Tuttavia, ciò avviene a danno dei risparmiatori e degli investitori di lungo termine come compagnie di assicurazione e fondi pensione (ad esempio, dal 2008 al 2013 gli assicuratori USA e EU hanno dovuto rinunciare a circa 400 miliardi di dollari di rendimento sui propri investimenti).

Anche i Governi, continua lo studio, sono disincentivati dalla financial repression a perseguire quelle riforme di carattere strutturale che potrebbero ricondurre le economie reali su un percorso di crescita di medio-lungo periodo.

Una delle riforme di carattere strutturale che aiuterebbe a migliorare il clima economico è quella dell’incentivazione degli investimenti infrastrutturali e del ruolo degli investitori istituzionali.
Gli investimenti infrastrutturali possono incentivare la crescita economica: si stima, infatti, che un aumento del 10% del capitale infrastrutturale comporti un incremento dello 0,9% del tasso di crescita del PIL. Tuttavia, secondo Swiss Re, questa tipologia di investimenti rischia di essere spiazzata da un ambiente caratterizzato da bassi tassi di interesse a medio-lungo termine.

Secondo gli Autori del report, c’è un’esigenza complessiva di 50.000–70.000 miliardi di dollari per il finanziamento delle infrastrutture da oggi al 2030, mentre il corrente volume di investimenti infrastrutturali annui è valutato in 2.600 miliardi di dollari.

In questo settore possono giocare un ruolo chiave le imprese di assicurazione e i fondi pensione, anche se permangono vincoli di natura regolamentare e in termini di disponibilità di asset class adeguate.

Il bilancio tra i costi e i benefici della financial repression, conclude il report, dipende in larga misura dalla capacità dei Governi di utilizzare l’attuale ambiente finanziario per incentivare le riforme strutturali dell’economia, evitando effetti di spiazzamento nei mercati finanziari.