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🇮🇹 Risparmio

INDAGINE SUL RISPARMIO DEGLI ITALIANI NEL 2014. WELFARE INTEGRATIVO: “VORREI, MA NON POSSO”

Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2014. Famiglie, imprenditori, ripresa in arrivo

Giuseppe RUSSO (a cura di)


CENTRO DI RICERCA E DOCUMENTAZIONE “L. EINAUDI”
http://www.centroeinaudi.it/

INTESA SANPAOLO
http://www.intesasanpaolo.com/privati.jsp#


Link al COMUNICATO STAMPA e alla SINTESI

Link al REPORT


E’ stata presentata il 2 luglio a Torino “L’indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2014”, a cura di Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo. L’indagine è basata su interviste effettuate da Doxa (fra gennaio e febbraio 2014)  a 1.061 capifamiglia, correntisti bancari e/o postali.

Ogni anno, l’indagine affronta un tema monografico: nel 2014 l’attenzione si è concentrata sugli imprenditori (piccole e medie imprese) con un campionamento aggiuntivo di 478 unità, cui è stato sottoposto un questionario specifico.

Per quanto riguarda le famiglie, il confronto con il 2007 offre un quadro in cui appaiono ancora evidenti le ferite della crisi; rispetto allo scorso anno, invece, sono visibili consistenti segnali di stabilizzazione/miglioramento.

Nel 2007, il 62% degli intervistati dichiarava di avere un reddito corrente “sufficiente” o “più che sufficiente”; nel 2013 la percentuale si era ridotta al 56%; nel 2014 risale al 58%.  Con riferimento al reddito atteso al momento della pensione, il 47,8% del campione prevedeva nel 2007 di poter disporre di entrate “sufficienti” o più che sufficienti”; nel 2013 la percentuale si era ridotta al 37,3%, mentre nel 2014 si è riportata al 42,1%.

Aumentano i risparmiatori e cresce la propensione media al risparmio: nel 2007 non era riuscito a risparmiare il 51% del campione; il dato sale al 61% nel 2013, per tornare a scendere al 59% nel 2014 .

Le famiglie risparmiano soprattutto per i figli e hanno come primo obiettivo la sicurezza. Il 55,2% presta attenzione per prima cosa alla “sicurezza del capitale”. La paura dell’imprevisto, la difficoltà di valutare soluzioni alternative e una generale avversione al rischio del risparmiatore, fa sì che questi si rifugi sempre più nella liquidità. In particolare, emerge dall’indagine che il 18,7% dei risparmiatori italiani detiene in banca, in forma liquida, il 100% del proprio patrimonio finanziario.

Quanto alla composizione del patrimonio, è confermato l’interesse dei risparmiatori per la casa. I giudizi sull’investimento immobiliare sono sempre largamente positivi e il saldo di soddisfazione (69,8%) è il più elevato rispetto a tutte le altre forme di impiego.

Venendo invece al portafoglio finanziario, tende a diminuire nel tempo la quota di coloro che dichiarano di detenere e aver detenuto obbligazioni negli ultimi cinque anni. Le obbligazioni si confermano comunque, rispetto alle azioni e agli strumenti di risparmio gestito, la asset class più diffusa tra coloro che effettuano investimenti mobiliari.

Interessanti, infine, sono le risposte ottenute in merito alle pensioni e agli strumenti per proteggersi dai rischi dell’età.
E’ stabile intorno ai tre quarti dei risparmiatori (73,2% nel 2014) la quota di chi afferma che negli anni di ritiro dalla vita attiva godrà di almeno una forma di integrazione delle entrate, fra la pensione di un familiare convivente (23,7%), la rendita del Tfr o di un fondo pensione (27,9%), quella di risparmi investiti in titoli o in gestioni immobiliari (4,9%), l’affitto di un immobile acquistato a fini di investimento (4,7%), il vitalizio di una polizza vita (4,9%) o un’eredità ricevuta o da ricevere (7,2%).

Aumenta, inoltre, la conoscenza degli strumenti con i quali è possibile incrementare il proprio reddito pensionistico. Il 30% dei risparmiatori vorrebbe un’assicurazione sulla vita (in crescita rispetto al 27,4% del 2011); ancora più numerosi e anch’essi  in aumento (36,3% nel 2014, contro il 33,2% nel 2011) sono gli intervistati che vorrebbero un’assicurazione sulla malattia; stabili e pari a un terzo del totale (33,9%) quelli che apprezzerebbero un’assicurazione contro la perdita dell’autosufficienza in caso di infortunio o malattia cronica (polizze long-term care).

In sostanza, emerge come le famiglie abbiano pienamente compreso e assimilato la riduzione delle promesse del welfare pubblico e la conseguente necessità di attrezzarsi con strumenti  alternativi di tutela. Ciò che osta alla traduzione di questa consapevolezza in piani di risparmio e scelte concrete di investimento è la perdurante compressione dei redditi: quando, per esempio, si chiede agli intervistati che si dichiarano non interessati all’opportunità di versamenti aggiuntivi nei fondi pensione (35% nel 2014) quale sia la ragione della loro indifferenza, la risposta di gran lunga prevalente (38,8% nel 2014) è la mancanza di risorse da destinare all’obiettivo.