Panorama Assicurativo Ania

🇮🇹 Assicurazione vita, Domanda di assicurazione

LE DETERMINANTI DELLO SVILUPPO DELL’ASSICURAZIONE VITA IN ITALIA: UN'ANALISI DEL PERIODO 1996-2001

A subregional panel data analysis of life insurance consumption in Italy” JRI – JOURNAL OF RISK AND INSURANCE

Giovanni MILLO, Gaetano CARMECI


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Gli autori del paper propongono un’analisi – su base provinciale – delle variabili determinanti lo sviluppo assicurativo dei prodotti vita in Italia. I dati riguardano 106 province, in un arco temporale compreso tra il 1996 e il 2001.
Vengono considerate tre specifiche funzioni economiche assolte dalle coperture assicurative vita:

  • protezione delle persone a carico, in caso di decesso del capofamiglia/principale percettore di reddito;
     
  • tutela del livello di reddito in caso di sopravvivenza;
     
  • gestione/salvaguardia del risparmio.

Su queste basi, gli autori identificano appropriate variabili esplicative e procedono a un’analisi descrittiva, ponendo in luce la presenza di dipendenze  ed eterogeneità di origine spaziale/territoriale.

Le evidenze dello studio confermano, anzitutto, l'influenza positiva del reddito disponibile sulla domanda di assicurazione vita. Utilizzando poi i depositi bancari quale variabile indicativa della ricchezza, viene identificato un effetto positivo che gli autori considerano correlato alla componente di risparmio dei premi; quest’ultimo, probabilmente, compensa il previsto effetto negativo sulla life protection (un effetto negativo che - di fatto – non appare dai dati).
Il rapporto tra giovani a carico e soggetti professionalmente attivi coglie il bisogno di garanzie assicurative di life protection, mentre l’effetto di “sostituzione” legato ai pagamenti della previdenza sociale non risulta essere significativo.

Infine - e in contrasto con le evidenze di buona parte della letteratura in materia -, gli effetti derivanti dal livello di istruzione della popolazione risultano negativi. Il risultato viene dagli autori attribuito al ruolo svolto dall'istruzione nel promuovere una maggior comprensione dei rischi (che tende a indirizzare la clientela verso tipologie di investimenti più rischiose, lontane dai rendimenti sicuri che caratterizzano la maggior parte delle polizze vita). In altre parole, una più adeguata istruzione sembra associarsi all’idea di  “disintermediazione”, con la conseguenza di una ridotta percezione della necessità di ricorrere alla gestione “professionale” di rischi e garanzie svolta dal settore assicurativo.
Va tenuto presente, comunque, che l'intervallo di tempo considerato dagli autori del paper in esame è stato caratterizzato da un rialzo dei mercati azionari; in che misura l'esperienza del successivo decennio (connotato da ricorrenti crisi finanziarie) possa aver modificato tale atteggiamento costituisce un interessante filone per futuri approfondimenti.

Un’ultima considerazione riguarda la distribuzione geografica – estremamente variegata – della densità assicurativa vita in Italia. Il modello illustra con chiarezza la correlazione spaziale e l'eterogeneità “macro-regionale” tra due gruppi distinti di entità territoriali: “Centro-Nord” (costituito dalle regioni del Nord-Ovest, Nord-Est e Centro) da un lato, “Sud e Isole” dall'altro; rimane, tuttavia, una parte della differente densità assicurativa tra le due macroaree che il modello non è in grado di spiegare. Quest’ultimo punto – definito dagli autori come “Italian insurance divide” – può essere oggetto di futuri, specifici studi.