Panorama Assicurativo Ania

🇮🇹 Economia italiana

CONFINDUSTRIA: LE CONDIZIONI PER IL RILANCIO DEL SETTORE MANIFATTURIERO IN ITALIA

L’alto prezzo della crisi per l’Italia. Crescono i paesi che costruiscono le condizioni per lo sviluppo manifatturiero (Scenari Industriali, 4/2013)


CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA
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Il Centro Studi di Confindustria (CSC) ha pubblicato, nell’ambito della collana Scenari Industriali, un report sullo stato dell’industria manifatturiera in Italia.

Il nostro Paese, colpito dal 2007 da due recessioni in successione, rischia di perdere una parte rilevante della sua capacità produttiva. Rispetto all’inizio della crisi, il PIL è diminuito dell’8,6% e la produzione industriale è scesa di circa il 25%.

Questi risultati sono conseguenza di tre fattori: il crollo della domanda interna a causa della riduzione del reddito disponibile, lo spiazzamento subito da alcuni prodotti italiani da parte di prodotti concorrenti, anche provenienti da paesi emergenti, e la riduzione del flusso di credito all’economia, determinato dalla necessità del settore bancario di ridurre il leverage finanziario.

L’effetto combinato di questi fattori ha fatto anche sì che, nel periodo 2007 – 2012, le imprese operanti in Italia siano diminuite (passando da 390.000 a 360.000 circa).

E’ necessario, secondo il CSC, valorizzare le ancora forti leve competitive dell’industria italiana. Il bilancio delle partite correnti, tra l’altro, è migliorato, grazie sia alla diminuzione delle importazioni sia all’aumento delle esportazioni.

L’Italia, come le altre economie avanzate, detiene un livello di industrializzazione (misurato sul valore aggiunto pro-capite) che è un multiplo di quello dei paesi emergenti più importanti (l’italiano è sei volte quello cinese).

L’Italia si comporta bene anche nella difesa di una maggiore diversificazione settoriale e nella forte mobilità delle sue esportazioni tra mercati.

Il manifatturiero italiano aumenta il proprio valore aggiunto attraverso la partecipazione all’intreccio degli scambi internazionali dei beni manufatti; metà del suo valore aggiunto deriva dalla domanda estera di beni finali e intermedi.

Questi asset del manifatturiero italiano possono essere altrettante leve per una politica economica che punti sull’industria e sulla crescita.