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🇮🇹 Risparmio

“VORREI, MA NON POSSO”: LE OPINIONI DEGLI ITALIANI SULL’OPPORTUNITÀ E SULLA DIFFICOLTÀ DI RISPARMIARE

“Le difficoltà di risparmio nelle valutazioni delle famiglie italiane” Occasional Paper “Questioni di Economia e Finanza”, n. 147, febbraio 2013

Antonio Bassanetti, Concetta Rondinelli


BANCA D’ITALIA
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Negli ultimi venticinque anni il tasso di risparmio delle famiglie italiane, storicamente elevato nel confronto internazionale, è diminuito sensibilmente: da oltre il 25% alla metà degli anni ’80 all’8,6% nel 2011, un livello inferiore a quello riscontrabile negli altri principali paesi dell’area euro.

 Più recentemente, in un quadro economico connotato da grande incertezza, si è diffusa la percezione di crescenti difficoltà delle famiglie ad accantonare le risorse ritenute necessarie per fronteggiare i rischi occupazionali e di reddito.

 Gli autori, basandosi sui dati dell’Inchiesta mensile sulla fiducia dei consumatori condotta sino al 2010 dall’ISAE e successivamente dall’ISTAT, analizzano le valutazioni espresse dalle famiglie sull’opportunità e sulle difficoltà di risparmiare.

 Nel complesso emergono chiari segnali di difficoltà delle famiglie nel riuscire a risparmiare la quantità di risorse desiderata, in presenza di una marcata contrazione del reddito disponibile e dell’obiettivo di contenerne l’impatto sul proprio tenore di vita. In particolare sono aumentate, fino a toccare il 90% nell’ultimo quinquennio (dal 75% degli anni precedenti), le famiglie che ritengono opportuno risparmiare, presumibilmente per motivi precauzionali legati alla fase ciclica recessiva. Contestualmente, tuttavia, la quota di famiglie che ritengono di avere effettive possibilità di risparmio si è collocata su livelli storicamente bassi, intorno al 30% dalla metà dello scorso decennio (era circa il 50% all’inizio degli anni ’90).

 Da una simulazione effettuata  emerge che il divario tra coloro che ritengono, rispettivamente, "opportuno" e "possibile"  risparmiare è aumentato soprattutto fra quelli che vivono soli, in affitto e che sono titolari di un contratto di lavoro a tempo determinato. La forbice, inoltre, risulta essere più ampia per le famiglie che risiedono nei comuni più grandi.

 A conferma dl disagio espresso dai nuclei familiari, nel 2010 è aumentata al 65% la quota di coloro che valutano il proprio reddito inferiore a quanto ritenuto necessario (era al di sotto del 40% nel 1990). L’incremento è più diffuso per i nuclei che vivono in affitto, in cui il capo-famiglia è operaio oppure disoccupato, pensionato, impiegato a tempo parziale.