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🇪🇺 Fondi pensione

STRUTTURA E STRUMENTI DELLA VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE IN EUROPA

The design of European supervision of pension funds - Febbraio 2012

Dirk Broeders, Niels Kortleve, Antoon Pelsser and Jan-Willem Wijckmans


NETSPAR - Network for Studies on Pensions Aging and Retirement
www.netspar.nl


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Nel paper in viene esaminata la variegata struttura dei regimi di vigilanza vigenti in Europa nel campo dei fondi pensione, verificando la possibilità di definire un “design ottimale”.

Gli autori, anzitutto, classificano i fondi pensione secondo tre diversi criteri:

  • il primo riguarda il tipo di garanzia fornita sulle prestazioni;
  • il secondo fa riferimento al metodo di finanziamento del fondo (capitalizzazione oppure su base “pay-as-you-go”);
  • il terzo riguarda il livello di “risk sharing”, che si sposta da piani pensionistici individuali a un risk sharing tra molteplici stakeholders.

Gli autori, inoltre, formulano quattro “core questions”, relative agli aspetti maggiormente rilevanti per la vigilanza sui fondi pensione:

  • stabilità finanziaria: in quale misura il fondo pensione risulta effettivamente in grado di corrispondere le prestazioni pattuite, nel breve e nel lungo periodo?
  • risk management: in quale misura il fondo pensione risulta esposto a eventi avversi? Le misure previste ai fini della mitigazione del rischio possono essere considerate sufficienti e coerenti con il grado di avversione al rischio degli stakeholders?
  • “disclosure”: viene fornita adeguata, chiara, tempestiva informazione agli stakeholders in riferimento all’esposizione al rischio (e alla sua natura)?
  • “governance”: la forma di governance prescelta risulta adeguata allo scopo e adeguatamente strutturata?

Nel paper, si pone in evidenza che sono numerosi gli strumenti – qualitativi e quantitativi – utili per far fronte a tali esigenze; l’essenziale, tuttavia, è che la vigilanza risulti adatta e specifica per il fondo pensione in questione. In particolare, la vigilanza dovrebbe mantenere un corretto equilibrio tra l’esigenza che la prestazione pattuita venga versata e quella che vengano comunicati chiaramente rischi e prestazioni a tutti gli stakeholders del fondo.

Con riguardo agli strumenti di vigilanza previsti da Solvency II, in particolare, gli autori formulano le seguenti indicazioni:

  • MCR: l’utilizzo non si addice a piani pensionistici a ripartizione (PAYG);
  • SCR: si rivela utile solo per piani pensionistici a capitalizzazione con garanzia;
  • “continuity analysis” e stress tests sono da considerarsi adatti a tutti i tipi di piano pensionistico. Il loro utilizzo “ottimale”, tuttavia, varia a seconda della natura del piano;
  • i “piani di recupero” (“recovery plans”) non sono utili per i fondi a ripartizione. Per i fondi pensione a capitalizzazione, un piano di recupero potrebbe essere invece di una certa utilità, posto che sia presente una garanzia oppure un accordo di risk sharing tra diversi stakeholders;
  • approccio “olistico” al bilancio: adatto soprattutto ai piani pensionistici a capitalizzazione, caratterizzati da forme di garanzia o da accordi di risk-sharing tra una pluralità di stakeholders. Per i piani a ripartizione risulta in teoria possibile redigere un bilancio “olistico” che includa una “option value” costituita dalla volontà e capacità delle future generazione di continuare a effettuare versamenti (aspetto comunque scarsamente rilevante a fini di vigilanza).

Da ultimo potrebbe risultare interessante, per i fondi pensione, poter disporre di altri “meccanismi di sicurezza” esplicitamente riconosciuti, accanto ai “capital buffers” a garanzia delle prestazioni.