Panorama Assicurativo Ania

🇪🇺 Solvency II

QUANDO LA CURA E’ PEGGIORE DEL MALE: GLI INDESIDERATI EFFETTI DI REQUISITI PATRIMONIALI TROPPO ALTI

The More Underlying Capital, the Greater the Financial and Societal Stability?

Bruno Pfister


The Geneva Association - Insurance and Financial Newsletter SC13, marzo 2012
http://www.genevaassociation.org/


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Il susseguirsi di crisi finanziarie – a cominciare da quella sul mercato subprime americano, per finire con quella dei titoli governativi dell’area euro – ha spinto, pressoché ovunque, verso un inasprimento della regolamentazione del settore finanziario.

“Solvency II” si inserisce in questa direzione, con un tendenziale incremento dei requisiti patrimoniali rispetto a quelli attualmente vigenti allo scopo di rafforzare le tutele per gli assicurati. Tuttavia, segnala l’autore, un aumento dei requisiti a carico degli operatori assicurativi comporta conseguenze di cui spesso , a livello politico, non si tiene debitamente conto.

L’aumento di capitale necessario, ad esempio, a fronteggiare una calibrazione del rischio di insolvenza vicina al 100% crea, per le imprese vigilate, una consistente pressione al rialzo sul costo del capitale. Tale costo è destinato a gravare, in sostanza, sugli assicurati (attraverso premi più alti) o a creare, nel tempo, una diminuzione della capacità assicurativa. Famiglie e aziende potrebbero, in tal caso, ritrovarsi sprovviste di coperture per i rischi; in generale, aumenterebbe la vulnerabilità verso rischi importanti quali, ad esempio, decesso, invalidità permanente, disoccupazione, con possibili ripercussioni sulle finanze pubbliche, alle quali il singolo/la famiglia tenderebbe ad appoggiarsi per ottenere supporto economico.

Il punto è fondamentale, se si tiene conto del fatto che la decisione dei  Governi di intensificare la regolamentazione in ambito assicurativo-finanziario deriva dal tentativo di “sollevare” i bilanci statali dalle conseguenze di eventuali “piani di sostegno” alle imprese vigilate. Quanto precede, sottolinea l’autore, dimostra invece il contrario: a causa di una regolamentazione troppo restrittiva, il “rischio” risulta essere fonte di esborsi per lo Stato, da un lato, e di instabilità finanziaria, dall’altro, in quanto esso torna a far capo al singolo (più vulnerabile e non in grado di farvi fronte con efficienza).

Tenuto conto del ruolo “stabilizzatore” dell’attività assicurativa (quest’ultima non è mai stata causa di rischio sistemico), qualsiasi modifica regolamentare  dovrebbe conciliare le esigenze di stabilità finanziaria con quelle di mantenimento della capacità assicurativa, non dovrebbe alimentare il rischio di ledere la concorrenza, né dovrebbe favorire comportamenti prociclici da parte delle imprese.