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TRENT’ANNI DI ASSICURAZIONE VITA IN GIAPPONE: LE “LEZIONI” TRATTE DALLE CRISI DEL PASSATO

Ein Zinstal von 15 Jahren überstanden

Bharat Bhayani, Jiying Luo, Klaus Matter, Sabine Mohsler, Sabine Schmidt, Fred Wagner


Versicherungswirtschaft, Heft 1, 2012
http://www.vvw.de/


In un recente articolo, la rivista assicurativa “Versicherungswirtschaft” ha analizzato l’andamento del comparto vita giapponese a partire dagli anni Ottanta, evidenziando alcune “lessons learned” e offrendo interessanti spunti di riflessione.

Con una raccolta premi 2010 pari a 328 miliardi di euro, il Giappone è attualmente il secondo mercato assicurativo vita per volume, dopo gli Stati Uniti. Presenta un rapporto premi su PIL dell’8% e una densità assicurativa pari a 2.600 euro procapite.

Nella prima metà degli anni Ottanta, il mercato giapponese aveva conosciuto un vero e proprio periodo di “euforia finanziaria” (“economic bubble”), conclusosi nel 1985 con l’improvviso innalzarsi del valore dello Yen. A fronte della rivalutazione della moneta, gli assicuratori vita giapponesi hanno cercato di rimediare alle perdite sugli investimenti esteri con un maggiore flusso di fondi verso il mercato dei capitali nazionale.

Gli anni del “boom” economico erano stati caratterizzati, sul fronte assicurativo, da alta redditività degli investimenti a lungo termine, redditività garantita dalle compagnie assicuratrici alla propria clientela; tali livelli di redditività erano resi possibili da un ciclo economico positivo e da un alto reddito procapite a sostegno della domanda assicurativa.

Tuttavia, con il mutare del quadro economico (“bolla speculativa” dei primi anni Novanta), la politica di elevata remunerazione degli investimenti rischiava di rivelarsi insostenibile per le compagnie: infatti, con la contestuale flessione della raccolta premi e delle somme assicurate - a motivo della crisi - si arrivò, poco tempo dopo, al primo caso di “default” di un’impresa di assicurazione (Nissan Mutual Life, nel 1997). I casi di crisi hanno complessivamente interessato (tra il 1997 e il 2001) sette compagnie, di cui cinque operanti in forma di mutua assicuratrice.

Con il supporto di una rigorosa azione di vigilanza e di regolamentazione, l’industria assicurativa ha cercato di impedire l’allargarsi “a macchia d’olio” della crisi all’interno del settore (attraverso operazioni di fusione/acquisizione e – soprattutto – di demutualizzazione). Si è parimenti seguito un percorso di deregolamentazione, per favorire l’accesso al mercato degli operatori esteri.
La riforma della legislazione in materia assicurativa (1995-96), poi, ha fornito alle imprese in difficoltà l’opportunità di ridurre l’eccessivo indebitamento attraverso quattro fondamentali misure:

- riduzione della riserva matematica fino a un massimo del 10%;
- riduzione del tasso di interesse garantito in riferimento ai portafogli in essere;
- introduzione di una penalità aggiuntiva in caso di storno/riscatto;
- erogazione di aiuti finanziari da parte del “Life Insurance Policyholder Protection Fund” (fondo destinato alle imprese vita in difficoltà, istituito nel 1996 e utilizzato in relazione ai già citati casi di insolvenza).

Tornando all’oggi, le sfide che l’industria assicurativa si trova attualmente a fronteggiare si riferiscono all’operatività in un contesto economico sfavorevole, a una maggiore pressione regolamentare, a un consistente impegno su fronte della compliance (Solvency II), a uno sviluppo sempre più “dinamico” di prodotti e contratti assicurativi, al permanere di uno scenario di ridotti tassi di interesse. Può rivelarsi utile, concludono gli autori, l’analisi degli sviluppi e della gestione di situazioni similari già verificatesi in passato.