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Fondi pensione

IL RUOLO DELLE GARANZIE FINANZIARIE NEI FONDI PENSIONE A CONTRIBUTI DEFINITI: PAPER DELL’OCSE

The Role of Guarantees in Defined Contribution Pensions OECD Working Papers on Finance, Insurance and Private Pensions No. 11

Pablo Antolín, Stéphanie Payet, Edward R. Whitehouse, Juan Yermo


OECD - Organisation for Economic Co-operation and Development
http://www.oecd.org/


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Lo studio esamina il ruolo delle garanzie nei fondi pensione a contributi definiti e, più nel dettaglio, la funzione delle garanzie di risultato minimo nella fase di accumulo.

Obiettivo principale dello studio è valutare i costi e i benefici delle diverse garanzie di rendimento.

Il tema è rilevante in quanto la ragione economica di questo tipo di garanzia dipende in larga parte dall’architettura complessiva del sistema pensionistico. Dipende, in particolare, dalla eventuale presenza di prestazioni garantite da parte delle pensioni pubbliche, dalla presenza di fondi pensione a prestazioni definite e di prodotti assicurativi acquistabili durante la vita lavorativa, come le rendite differite. Queste forme di prestazione sono più complete di quelle offerte dalle garanzie di rendimento minimo dei piani a contributi definiti, in quanto garantiscono un livello minimo di reddito durante l’intero periodo di pensionamento, mentre le prime assicurano solo che l’ammontare del risparmio previdenziale non scenda sotto un certo livello.

Allo scopo, il paper utilizza un modello stocastico di simulazione del mercato finanziario in base al quale le garanzie offerte dal fondo sono valutate come un derivato finanziario (come, ad esempio, le opzioni put).

Il modello sviluppato dai ricercatori dell’OCSE è in grado di misurare il valore delle garanzie che proteggono il valore nominale dei contributi nei fondi a contributi definiti.

Tuttavia, segnalano gli autori, garanzie di questo genere possono essere facilmente introdotte solo in presenza di alcune ipotesi specifiche.

Se è vero, infatti, che tali garanzie risultano relativamente convenienti (possono costare meno di dieci punti base rispetto al valore degli attivi netti accumulati), esse possono però assumere valenza economica solo nell’ipotesi di un piano a prestazione definita con un periodo di contribuzione fissato a priori (come accade nei sistemi pensionistici obbligatori) e con una strategia di investimenti stabile (ad esempio, la strategia “life-cycle”). In caso contrario, infatti, i costi delle opzioni sarebbero continuamente da ricalcolare al cambiare delle situazioni pensionistiche e questo rischierebbe di aumentare complessità e costi di amministrazione del sistema.

Un sistema di garanzie di rendimento rischia, inoltre, di limitare la mobilità dei lavoratori tra schemi pensionistici diversi. Infatti, le perdite delle gestioni previdenziali, ancora potenziali, dovrebbero periodicamente emergere al cambiamento del gestore previdenziale. Per evitare questo effetto sono possibili alcune strategie: immaginare una garanzia che valga per tutti i gestori e per tutto il periodo previdenziale (soluzione troppo costosa), avere un soggetto esterno - rispetto ai gestori previdenziali - che offra la garanzia di rendimento, introdurre un sistema di compensazione tra gestori.
Fatte queste premesse, concludono gli autori, va valutato con attenzione il bilancio costi-benefici dell’introduzione delle garanzie di rendimento e/o di capitale, la scelta delle quali dovrebbe, d’altra parte, costituire una possibile opzione a disposizione dei lavoratori.