Panorama Assicurativo Ania

🇪🇺 Solvency II

CAPITALE, SOLVIBILITA’, RATING. QUANDO LA SOLVIBILITA’ ECONOMICA E’ DIVERSA DA QUELLA EFFETTIVA. PAPER CRO FORUM

Economic (in)solvency is different from actual (in)solvency

CRO Forum


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Il CRO Forum – network dei Chief Risk Officers delle maggiori assicurazioni europee – ha recentemente pubblicato un documento in cui si evidenziano i motivi per cui i metodi di calcolo dei requisiti di solvibilità secondo Solvency II potrebbero dare risultati che non rendono giustizia alla reale situazione economica delle imprese, distorcendo in tal modo anche la valutazione dei rischi di insolvenza.

L’analisi del CRO Forum:

- rileva che i modelli interni per il calcolo del capitale economico utilizzati dalle imprese pongono, in genere, come “target” il mantenimento di un determinato rating in termini di “claims paying ability”, come definito dalle principali agenzie di rating. I modelli utilizzati dai regulators (si pensi alla formula standard prevista da Solvency II) fissano, in genere, i livelli di confidenza “obiettivo” considerando, almeno in parte, i rating impliciti per quel livello di confidenza. Detto altrimenti, dalle pratiche attualmente in uso risulta una relazione tra i cosiddetti “implied claims paying ratings” e i “target confidence levels”;

- sottolinea come questo approccio esponga al rischio, in maniera anche significativa, di una sovrastima dei “targeted confidence levels”, dal momento che le statistiche utilizzate dalle agenzie di rating si basano su serie storiche dei casi default che non riflettono direttamente la reale solvibilità economica;

- sostiene che, poiché non vi è coincidenza tra frequenza di default reale e quella desumibile dai rendiconti finanziari, è sbagliato utilizzare le informazioni derivanti dai “claim paying ratings” nei modelli economici di capitale e ricavarne deduzioni sulla solvibilità economica.

In definitiva, si evidenzia che è errato definire i parametri della solvibilità economica sulla base dei default che si sono verificati in passato. In particolare, si spiega che le attuali pratiche di calcolo imporrebbero – artificialmente – uno standard di solvibilità più elevato di quanto sarebbe necessario, portando a un aumento ingiustificato dei requisiti patrimoniali dell’intero mercato e, per tale via, a un incremento dei prezzi dei prodotti assicurativi.