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LA STRUTTURA PATRIMONIALE OTTIMALE DI UN’IMPRESA DI ASSICURAZIONE. INDICAZIONI DA UN MODELLO MICROECONOMICO

"Optimal Capital Structure for Insurance Companies" Netspar - Network of Pensions, Aging and Retirement Discussion Paper 11/2010-073

Roger Laeven - Tilburg University, Department of Econometrics and Operations Research, and CentER; Enrico Perotti - University of Amsterdam, Finance Group and Centre for Economic Policy Research (CEPR);


SSRN – Social Science Research Network
http://ssrn.com


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La recente crisi finanziaria ha evidenziato drammaticamente il potenziale grado di rischio cui sono sottoposti gli intermediari finanziari.

In alcuni casi, le perdite registrate hanno superato di gran lunga gli scenari di stress test, compromettendo la solvibilità delle imprese. Il dibattito sull’adeguamento normativo ha sottolineato la necessità di consistenti riserve patrimoniali per contenere il rischio di default e la sua propagazione nell’intero sistema finanziario.

Gli autori del paper si concentrano sulla gestione del capitale da parte delle imprese di assicurazione e – in particolare – sulle decisioni in merito alla loro struttura patrimoniale.
L’analisi condotta si basa sulla costruzione di un modello microeconomico, al quale viene applicato un procedimento di ottimizzazione dinamica.

Il modello è costruito in modo tale da permettere un’attenta analisi di vari aspetti collegati al trade-off che sussiste tra l’obiettivo di mantenere un “capital buffer” (con la possibilità di incorrere in alti costi dovuti a mercati imperfetti) e quello di minimizzarlo (con una possibile erosione della qualità e del valore della prestazione assicurativa offerta).

Sulla base del modello, gli autori sostengono che il ruolo del capitale in eccesso è fondamentalmente quello di garantire, in caso di default, una più estesa liquidazione dei sinistri. In particolare, il modello prevede che, in caso di liquidazione di grandi sinistri che non conduca tuttavia a default, il finanziamento avvenga tramite risorse esterne (ossia tramite l’aumento del capitale sociale) e non per mezzo del capitale eccedente.

Il modello prevede, altresì, che gli assicurati con bassa propensione al rischio siano, in linea di principio, disposti a pagare premi più elevati alle imprese più solvibili.

Dall’analisi emerge che una consistente riserva di capitale garantisce solo che una parte significativa dei sinistri venga liquidata, ma non implica automaticamente che la compagnia continui la sua attività, ossia non rischi di andare in default.

La struttura patrimoniale ottimale che scaturisce dal modello è differente da quella derivante da approcci basati sul VaR. In questi ultimi, gli assicurati hanno un prefissato livello di sicurezza che i loro diritti saranno soddisfatti; tuttavia, tali approcci non garantiscono che l’impresa continuerà la sua attività con analogo livello di sicurezza né che, in caso di default, una quota prefissata dei sinistri sia sempre liquidata.