Panorama Assicurativo Ania

🌎 Calamità naturali

SOLUZIONI PUBBLICO/PRIVATO PER LA GESTIONE DEI GRANDI RISCHI NATURALI

CLOSING THE FINANCIAL GAP – New partnership between the public and private sectors to finance disaster risks

Reto Schnarwiler, Jürg Trüb


Swiss Re
http://www.swissre.com


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Nel corso degli ultimi decenni, la frequenza e la gravità degli eventi naturali distruttivi è andata crescendo e tale tendenza sta spingendo al rialzo sia i costi relativi al sostegno dovuto alle vittime delle catastrofi sia quelli della ricostruzione.

Il “gap” tra il danno economico “effettivo” e quello “assicurato” è molto esteso, soprattutto nei paesi emergenti (spesso i più colpiti e i meno preparati a fronteggiare le conseguenze degli eventi).
Le forme di partnership pubblico-privato possono efficacemente contribuire ad assorbire le conseguenze economiche delle catastrofi, mentre il settore assicurativo è in grado, a sua volta, di offrire soluzioni innovative per colmare il “gap”. Il documento pubblicato da Swiss Re intende analizzare meccanismi e vantaggi di tali soluzioni, avvalendosi dell’esperienza di particolari “case-studies”.

Le conclusioni dello studio evidenziano che il percorso da seguire per affrontare e risolvere il problema coinvolge, in primo luogo, i Governi: in quest’ambito, infatti, essi sono chiamati a garantire, in via prioritaria, la corretta operatività del mercato assicurativo (in modo da contribuire ad “assorbire” una quota consistente dei danni a carico di singoli individui e imprese).

Inoltre, l’applicazione di tecniche di prevenzione, mitigazione, trasferimento del rischio dovrebbe essere posta fra gli elementi “chiave” delle politiche finanziarie delle aree geografiche a rischio: tale politica permetterebbe, nel tempo, di diminuire la volatilità delle finanze pubbliche e di facilitare lo sviluppo e il sostegno della crescita economica di ciascun paese.

I “case studies” considerati nello studio dimostrano, in particolare, che le tecniche poste in essere (in particolare, di cooperazione “pubblico-privato”) si dimostrano non solo “efficaci” nell’aiutare i singoli paesi a finanziare i “disaster risks”, ma soprattutto “realizzabili” in concreto (e possono essere adattate alle diverse esigenze di “risk exposure”).

Tali tecniche di finanziamento, sottolinea lo studio, non devono però essere utilizzate “isolatamente”, ma necessitano di essere calate in un più ampio contesto di risk management “nazionale”.

A questo proposito, un processo di risk-management davvero “integrato” dovrebbe includere un’analisi approfondita del “panorama” dei possibili rischi a cui è esposto il paese (ad esempio: dal rischio sociale e politico a quello sanitario e ambientale). Tale strategia “globale” permetterebbe ai decision-makers della politica e del settore pubblico di determinare con anticipo la scala delle priorità e di provvedere per tempo ad intraprendere azioni appropriate per mitigare i rischi (e, possibilmente, per trasferirne i costi).