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🇬🇧 Previdenza

REGNO UNITO: QUALE FUTURO PER IL SISTEMA PENSIONISTICO? ANALISI E PROPOSTE IN DUE RECENTI STUDI

Report (1) Con Keating "Don’t Stop Thinking About Tomorrow: The Future of Pensions" Long Finance - Finance Short 2–02010 September 2010 Report (2) David Pitt-Watson, FRSA "Tomorrow’s Investor: Building the consensus for a People’s Pension in Britain" RSA - Royal Society for the encouragement of Arts, Manufactures and Commerce - RSA Projects December 2010


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Il dibattito sulla previdenza - e sulla sua sostenibilità nel futuro – è di grande attualità in tutta Europa.

Sul tema si segnalano, di recente, due studi che riguardano il Regno Unito. In entrambi si delineano le peculiarità del vigente sistema previdenziale britannico, si evidenziano le lacune e le ragioni della sua insostenibilità, si propongono alcune soluzioni per realizzare una riforma efficace.

Il primo report si intitola “Don’t Stop Thinking About Tomorrow: The Future of Pensions”. L’autore, Con Keating, passa in rassegna le criticità dell’attuale sistema e fornisce spunti per lo sviluppo di appropriate politiche di riforma. Sottolinea, anzitutto, che nei modelli economici non si presta di solito sufficiente attenzione ad alcuni importanti elementi demografici (come, ad esempio, il tasso di partecipazione) ed esprime dubbi sul calcolo di alcune proiezioni (come quello del valore attuale delle passività, soprattutto utilizzando un unico tasso di sconto).

A partire da questa impostazione, l’autore compie una rassegna degli argomenti di maggiore rilievo per il dibattito: crescita economica, welfare state, invecchiamento, assistenza, mercati finanziari. Analogamente, mette in rilievo alcuni problemi di carattere analitico in tema di accounting, scheme funding, risparmio e disciplina normativa. L’enfasi è posta sui seguenti temi: sviluppo di una cultura del risparmio, attuazione di incentivi fiscali, introduzione di un sistema di vigilanza che incoraggi gli schemi pensionistici a prestazione definita.

In conclusione, la lettura del sistema previdenziale secondo una rigorosa chiave di lungo periodo porta l’autore a ritenere che:
- i costi derivanti dalla compliance normativa, in assenza di cambiamenti, porteranno al completo inutilizzo degli schemi pensionistici a prestazioni definite di tipo aziendale, almeno nel Regno Unito;
- fintanto che non sarà più chiara la produttività del settore pubblico, è meglio indirizzarsi verso policy che limitino il suo ruolo alla fornitura di prestazioni pensionistiche di base.

Anche dal secondo report, intitolato “Tomorrow’s Investor: Building the consensus for a People’s Pension in Britain”, emerge chiaramente l’attuale inadeguatezza del sistema previdenziale inglese. Una riforma è necessaria – ad opinione dell’autore, David Pitt-Watson – dal momento che nel Regno Unito la pensione pubblica è, in rapporto al reddito, la più bassa dei paesi OCSE e soltanto il 50% dei lavoratori inglesi aderisce a forme pensionistiche private. Inoltre, il sistema attuale si dimostra inefficace e dispendioso: ad esempio, con lo stesso ammontare accantonato a fini previdenziali, un danese riceverà una pensione del 50% maggiore rispetto a quella di un inglese; i cittadini inglesi, inoltre, non sono adeguatamente informati sul costo effettivo delle pensioni.
In definitiva, si delineano i punti deboli del sistema e si suggeriscono le questioni fondamentali che i policy makers dovrebbero affrontare.

Si descrive una possibile – ed efficace – architettura del sistema pensionistico: si dovrebbero ridurre i costi del sistema delle pensioni aziendali-occupazionali, puntando sull’adesione automatica e su un limitato numero di fornitori in modo da permettere economie di scala. In aggiunta, è necessario mirare a una governance basata sulla fiducia: coloro i quali hanno il compito di gestire gli investimenti dovrebbero farlo in modo responsabile, come agenti fiduciari.

Per queste ed altre ragioni, nel report si conclude che il problema previdenziale inglese non è di tipo tecnico, bensì politico: un efficace sistema previdenziale può essere creato solamente attraverso il coinvolgimento di tutti gli stakeholder.