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LE SFIDE GESTIONALI E FINANZIARIE POSTE DAL RISCHIO LONGEVITA’: PAPER SWISS RE

A short guide to longer lives: Longevity funding issues and potential solutions

Matt Singleton, Torben Thomsen, Costas Yiasoumi


Swiss Re
http://www.swissre.com/rethinking/longevity/


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L’allungamento della vita media e il “rischio longevità” sono oggetto di approfondimento in un nuovo studio elaborato da Swiss Re.
Gli autori si concentrano, tra l’altro, sull’analisi degli interventi di politica sociale ed economica necessari per gestire efficacemente tali fenomeni (nella pratica, sugli strumenti di carattere finanziario e assicurativo attualmente a disposizione del sistema).
Secondo lo studio, infatti, i tempi a disposizione per elaborare soluzioni efficaci al problema di “funding” legato al "rischio longevità" si stanno pericolosamente riducendo; un possibile approccio risolutivo, pertanto, necessita dell’impegno congiunto di tutti gli stakeholders interessati dalle conseguenze economiche derivanti dal fenomeno.
In questo contesto, l’industria assicurativa riveste – a fianco di Governi e pubbliche istituzioni – un ruolo cruciale per garantire che l’allungamento della speranza di vita mantenga la propria valenza di “valore positivo”.

Il problema del “longevity funding”, di portata ormai globale, trova nella creazione di un “longevity insurance market” un’efficace soluzione (il “longevity market” attualmente più sviluppato – grazie a prodotti di tipo “annuity” e a piani a prestazione definita – è quello britannico).
Ai fini di una miglior gestione del rischio longevità, inoltre, un ulteriore vantaggio è rappresentato dalla possibilità, per le imprese di assicurazione, di trasferire all’industria riassicurativa tale rischio (e, nel prossimo futuro, maggiori opportunità in tal senso verranno offerte – sul piano regolamentare – da “Solvency II”). Storicamente, tra l’altro, la domanda di riassicurazione per il “longevity risk” è sempre stata piuttosto scarsa, il che si traduce in una notevole capacità dei riassicuratori di farsene carico.
Gli oneri economici a carico di compagnie assicuratrici e fondi pensione in riferimento al “rischio longevità” sono, in effetti, notevoli: un errore di valutazione - anche minimo - comporta notevoli conseguenze sulle riserve tecniche.

Anche i mercati dei capitali, a loro volta, sono in grado di fornire adeguati strumenti di gestione del rischio, ad esempio attraverso l’emissione di “longevity bonds”. Si tratterebbe di trasformare un rischio “non-finanziario” come la longevità in un rischio commerciabile sui mercati finanziari. Un simile processo ha già avuto luogo nel settore assicurativo, con i rischi legati alle calamità naturali e il conseguente (recente) sviluppo del mercato delle “insurance-linked Securities” (ILS).

Le “raccomandazioni” ai diversi stakeholders sono le seguenti:

- datori di lavoro, fondi pensione aziendali: controllare se i livelli di accantonamento delle riserve siano sufficienti e se sia fattibile trasferire - parzialmente o totalmente – il rischio;
- imprese di assicurazione: incoraggiare lo sviluppo di modelli di rischio più sofisticati e avanzati, in grado di riconoscere possibili, futuri trends del rischio longevità (in particolare, alla luce delle nuove iniziative regolamentari come “Solvency II”);
- governi e regulators: necessità di riallineare l’età di pensionamento con la speranza di vita (apportando le necessarie modifiche sul fronte normativo e contabile). E’ indispensabile, inoltre, considerare l’opportunità di partnership pubblico/privato per incanalare correttamente l’esposizione al rischio (esempio: piani pensionistici a prestazioni definite, supportati dallo Stato) e favorire lo sviluppo di un vero e proprio “longevity market”;
- providers di prodotti “annuity”: è necessaria una maggior capacità di assorbire il rischio longevità nel lungo termine (in parte, ad esempio, attraverso il mercato dei capitali).