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🇮🇸 Crisi finanziaria

LA SAGA DI ICESAVE, OVVERO: I DANNI CAUSATI DALL’INCERTEZZA REGOLAMENTARE

The saga of Icesave CEPR Policy Insight n. 44, gennaio 2010

Jon Danielsson


CEPR – Centre for Economic Policy Research
http://www.cepr.org


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Il centro studi CEPR (Centre for Economic Policy Research) ha pubblicato un’analisi della crisi del sistema bancario islandese, con particolare riferimento al caso di Landsbanki e della sua controllata Icesave.

L’analisi evidenzia come diverse cause abbiano contribuito al diffondersi della crisi nel paese:
- lo sviluppo assolutamente sproporzionato del sistema bancario e finanziario rispetto all’economia nazionale;
- la deregolamentazione del sistema bancario;
- l’impreparazione di Governo, autorità e banche nel gestire un sistema bancario libero e internazionale.

Fin dal 2006, le banche islandesi si erano trovate a fronteggiare crescenti problemi di funding sui mercati internazionali dei capitali. Per evitare un possibile deleveraging e garantire nuovi flussi di raccolta, vennero create alcune “Internet Banks” (di fatto, branches o subsidiaries di istituti di credito islandesi): Icesave è fra queste.
Grazie all’appartenenza dell’Islanda allo Spazio Economico Europeo, Icesave poteva operare in Europa attraverso il cosiddetto “passaporto unico” e raccogliere i fondi dei risparmiatori grazie all’offerta di tassi di interesse superiori a quelli di mercato (Gran Bretagna e Olanda risultano i paesi maggiormente interessati dalla sua attività finanziaria).

Landsbanki, di fatto fallisce nel 2008, con il crollo dell’intero sistema finanziario islandese. In Olanda e nel Regno Unito, i risparmiatori colpiti dal default Landsbanki/Icesave sono stati del tutto o in parte risarciti grazie ai sistemi di garanzia dei depositi bancari operanti nei due paesi. Ma il risarcimento sarebbe dovuto spettare al fondo di garanzia dei depositi islandese, che era però sprovvisto delle risorse necessarie.

L’ammontare dei risarcimenti dovuti dall’Islanda è pari a circa 3,9 miliardi di euro. Si tratta di una somma non enorme, ma molto consistente se si pensa alla scarsa densità di popolazione (solo 315.000 persone) che caratterizza il paese: ne risulta infatti un debito procapite di circa 13.000 euro. Il Presidente islandese in carica non ha ancora provveduto a sottoscrivere il testo di legge che obbligherebbe lo Stato islandese a rifondere le somme dovute ai governi di Olanda e Regno Unito per l’intervento dei rispettivi fondi di garanzia, in quanto quasi il 70% dei cittadini non considera equi i termini stabiliti dal piano di rimborso.