Panorama Assicurativo Ania

🌎 Rischio sistemico

LE ASSICURAZIONI NON SONO ALL’ORIGINE DI RISCHI SISTEMICI. STUDIO DELL’ASSOCIAZIONE DI GINEVRA

Systemic Risk in Insurance. An analysis of insurance and financial stability


Geneva Association Systemic Risk Working Group
www.genevaassociation.org


Visualizza il report


Una delle proposte di riforma regolamentare emerse sul piano internazionale a seguito della crisi finanziaria è quella di sottoporre a regole più stringenti le istituzioni finanziarie "sistemicamente rilevanti". Il Report della Geneva Association valuta la performance dell'industria assicurativa durante la crisi, esamina l'applicabilità all'assicurazione delle proposte del Financial Stability Board in materia di rischio sistemico e fornisce alcune raccomandazioni per rimediare agli attuali vuoti normativi e per rafforzare le pratiche di risk management nel settore assicurativo.

Il rischio sistemico e il ruolo dell’industria assicurativa nel garantire stabilità finanziaria sono i temi al centro di un importante studio dell’Associazione di Ginevra.
Gli autori sottolineano, anzitutto, che, nella recente crisi finanziaria, nessun rischio sistemico è stato causato dalle attività “core” dall’industria assicurativa. L’assicurazione, infatti, si caratterizza per l’inversione del ciclo produttivo e ciò implica che le compagnie generino costantemente cash flow operativo positivo, senza la necessità di ricorrere a fonti di finanziamento a breve. Inoltre, le polizze assicurative hanno per lo più una durata di lungo termine, con cash flow altamente prevedibili. Considerando la crisi finanziaria come un test “sul campo”, si osserva che, in un periodo di fortissime turbolenze, gli assicuratori sono stati in grado di mantenere stabile la capacità di sottoscrizione, i volumi d’affari e i prezzi, contribuendo di conseguenza a stabilizzare il sistema finanziario.
Anche dal punto di vista dei criteri per la valutazione del rischio sistemico definiti dal Financial Stability Board (FSB), le attività “core” delle compagnie di assicurazione e riassicurazione non risultano produttive di rischio sistemico. La loro dimensione, infatti, è tutto sommato limitata e, di conseguenza, contenuti sono gli impatti potenziali sui mercati finanziari. Inoltre, l’evolvere di un’eventuale insolvenza assicurativa è lento e può facilmente essere assorbito grazie alla ricapitalizzazione o con procedure ordinarie di amministrazione controllata. Il grado di interrelazione delle attività assicurative, infine, è tale per cui l’eventuale contagio sarebbe limitato. Sarebbe perciò scorretto estendere alle compagnie assicuratrici le stesse regole di altri settori finanziari, che sono invece risultati all’origine di seri rischi sistemici.
La vigilanza principle-based, inoltre - come ad esempio Solvency II a livello europeo, applicata a tutte le entità di un gruppo (sia assicurative sia non-assicurative), supportata da corrette pratiche di risk management assicurativo - è già in grado di ridurre il rischio sistemico relativo a queste attività.
Nel corso della crisi finanziaria, comunque, un numero limitato di attività quasi-bancarie svolte da compagnie di assicurazione ha comportato fallimenti o significative difficoltà. Si tratta del trading in derivati su attività non-assicurative e della gestione non appropriata di fondi a breve termine legati a commercial paper o securities lending.

Lo studio dell’Associazione di Ginevra individua, pertanto, cinque raccomandazioni rivolte a questi particolari settori, con l’obiettivo di rafforzare la stabilità finanziaria:
1) l’attuazione di un sistema di vigilanza sui gruppi assicurativi in grado di tenere sotto controllo, tra le altre cose, anche attività non assicurative (come l’eccessiva esposizione ai rischi su derivati);
2) il rafforzamento della gestione del rischio di liquidità;
3) il miglioramento della regolamentazione dell’assicurazione delle garanzie finanziarie, che ha un modello di business completamente diverso da quello tradizionale assicurativo;
4) un’adeguata rappresentanza del settore assicurativo all’interno della futura autorità di vigilanza macro-prudenziale, prevista dalla nuova architettura di vigilanza finanziaria a livello europeo;
5) il rafforzamento delle pratiche di risk management del settore, avvalendosi dell’esperienza della crisi e della collaborazione tra supervisor a livello globale.