Panorama Assicurativo Ania

🇮🇹 Risparmio

FINANZA COMPORTAMENTALE, SCELTE DI PORTAFOGLIO E “INVESTOR EDUCATION”: QUADERNO CONSOB

“Errori cognitivi e instabilità delle preferenze nelle scelte di investimento dei risparmiatori retail. Le indicazioni di policy della finanza comportamentale” Quaderni di Finanza, n. 66

Nadia Linciano


CONSOB
http://www.consob.it


Visualizza il quaderno


E’ noto come la teoria finanziaria classica - secondo cui l’investitore agisce razionalmente utilizzando informazioni complete ed omogenee – sia stata superata dall’evidenza empirica: l’investitore commette errori (di ragionamento, di preferenza, di giudizio, legati alle spinte emozionali) spesso inconciliabili con quella originaria “razionalità” che, secondo la teoria, dovrebbe essere alla base delle scelte in ambito finanziario.
Tali errori si riflettono in “anomalie comportamentali” che – nel caso degli “investitori retail” – si traducono, ad esempio, in una bassa partecipazione al mercato azionario, in una distorta percezione della relazione rischio-rendimento, in una ridotta diversificazione del portafoglio unita a un’eccessiva movimentazione dei titoli.

La “finanza comportamentale” (“behavioral finance”) ha spiegato tali errori attingendo alla teoria e all’evidenza della psicologia cognitiva (ossia lo studio dei processi di elaborazione delle informazioni).
L’autrice illustra e approfondisce le indicazioni della “finanza comportamentale” che spiegano le “anomalie” di comportamento e fornisce una rassegna delle componenti psicologiche che stanno alla base del comportamento “irrazionale” di molti investitori.

Le implicazioni del lavoro sono rilevanti sotto molteplici aspetti:
- per migliorare l’efficacia degli interventi di regolamentazione e vigilanza e aumentare la trasparenza informativa;
- per affinare la capacità di giudizio degli investitori, favorendo una maggior consapevolezza quanto all’esistenza di “trappole comportamentali”;
- per sviluppare un’attività di consulenza fondata su logiche di “servizio” nei confronti della clientela;
- per assicurare maggior tutela all’investitore e quindi contenere il diffondersi degli “errori comportamentali” più comuni;
- per stimolare il dibattito “in chiave comportamentale” sul potenziamento degli strumenti a disposizione degli investitori per una migliore conoscenza e comprensione dei prodotti legati alla finanza.