Panorama Assicurativo Ania

🇪🇺 Assicurazione vita

MODELLI DI ANALISI DINAMICA (“DPB MODELS”) APPLICATI AL COMPORTAMENTO DEGLI ASSICURATI VITA

“Dynamic Policyholder Behaviour Survey”

Jeremy Kent, Corinne Legrand, Ed Morgan


MILLIMAN
http://it.milliman.com


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L’analisi dinamica del comportamento degli assicurati vita (“Dynamic Policyholder Behaviour”-DPB) considera la propensione del contraente ad esercitare alcune facoltà e opzioni (riscatto, rendita garantita, incremento del premio alle condizioni prescritte dal contratto iniziale, estensione della durata della polizza alle condizioni di origine) insite nel contratto assicurativo e, in particolare, come tale propensione possa essere influenzata da fattori esterni (condizioni economiche generali, caratteristiche del consumatore, distribuzione, fisco e regolamentazione, mercati secondari, pubblicità e “comune sentire”).

Per le imprese assicuratrici, la “Dynamic Policyholder Behaviour”, costituisce un elemento di notevole rilevanza:
- sia per quanto concerne il calcolo dell’Embedded Value;
- sia in riferimento a Solvency II (valutazione della “solvency position” dell’impresa);
- sia, infine, a causa dei suoi effetti sull’ALM (il DPB è, di norma, “non-hedgeable” e ha un impatto diretto sui cash-flows), come pure sul product pricing e sul design di prodotto (costituisce un “key-risk”, per il quale è necessario mettere a punto adeguate tecniche di mitigazione).

Nel corso del 2009, Milliman (società di consulenza attuariale e strategica) ha svolto uno studio per verificare:
- in quale misura e per quali finalità le imprese assicuratrici vita includono l’analisi dinamica nei propri modelli interni;
- origine e struttura dei ”DPB models”.
Lo studio fa riferimento al business vita di tipo “tradizionale” (con partecipazione agli utili e prestazioni garantite) di 34 compagnie operanti in diversi paesi ed esclude prodotti assicurativi quali unit/index linked e variable annuities.

Risulta che 26 compagnie, circa il 76% del campione, usano questa tipologia di modelli per almeno una delle garanzie previste nei contratti vita.
Fra le imprese che non fanno uso del ”DPB modeling” (8), una sola intende sviluppare modelli DPB nel prossimo futuro (con l’obiettivo di calarli in un contesto di Solvency II), mentre altre 6 non rispondono alla domanda.
Le ragioni addotte dalle imprese per giustificare la mancata inclusione dell’analisi dinamica nei loro modelli sono diverse:
- le statistiche e l’esperienza dimostrano che non esiste una forte correlazione tra il comportamento del contraente e le condizioni di mercato;
- la complessità che caratterizza l’utilizzo dell’approccio DPB;
- la convinzione che il contraente non disponga di sufficienti informazioni per poter manifestare comportamenti “dinamici”.
Tra le imprese che invece hanno scelto l’approccio DPB, 13 sono intenzionate a sviluppare e migliorare il modello. Ciò si tradurrà, ad esempio, in un’analisi più dettagliata dei dati storici e nell’applicazione del modello DPB ad altre opzioni o linee di business.

Gli autori considerano il DPB modeling quale fattore positivo per l’impresa (come del resto sostenuto nei MCEV Principles e in ambito Solvency II) e pongono in evidenza come la sua mancata applicazione potrebbe tradursi nel pericolo di sottostimare i rischi, con conseguenti perdite per l’impresa.
Non va dimenticato, tuttavia, che il DPB costituisce di per sé un potenziale “key risk” e che l’incertezza ad esso legata è notevole: solo metà delle imprese considerate, tuttavia, ha adottato tecniche di mitigazione del rischio.
In particolare:
- si è tentato di mitigare il rischio attraverso il product design; tra le innovazioni di prodotto era inclusa l’introduzione di terminal bonus (11 imprese);
- sono state utilizzate tecniche di ALM/hedging (8 imprese);
- maggior efficacia nell’analisi svolta sulla clientela al momento della sottoscrizione del contratto e più rigorosi controlli finalizzati all’aggiornamento regolare dei parametri del modello DPB.