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LA SPESA PENSIONISTICA IN ITALIA: QUADRO A LUCI E OMBRE NELL’ANALISI DEL NUCLEO DI VALUTAZIONE

“NVSP - Gli andamenti Finanziari del sistema pensionistico obbligatorio”

Stefano Ricci, Maurizio Benetti, Vincenzo De Vellis, Silvana Gori, Iris Meco, Alberto Brambilla, Rocco Aprile, Bruna Piselli, Linda Polverari


Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali - Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale
http://www.lavoro.gov.it


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Il Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale (NVSP), organismo tecnico all’interno del Ministero del Lavoro, ha pubblicato il rapporto sull’andamento della spesa pensionistica pubblica nel 2008, comprensivo di alcune previsioni sui prossimi anni (aggiornate alla luce degli effetti della crisi economica).

Nel 2008 la spesa pensionistica in rapporto al PIL è aumentata al 13,84%, un livello mai raggiunto prima. Si tratta di una tendenza destinata ad essere confermata nel 2009, per poi trovare assestamento al 14,9% del PIL nel 2010. Alla radice di tale trend vi sono sia la rigidità delle dinamiche di spesa in rapporto alla crescita economica sia le contrazioni del PIL dovute agli strascichi della crisi in atto.

Il rapporto evidenzia inoltre la grande differenza, in termini di equilibrio economico e di equità, tra le diverse gestioni pensionistiche.
Ad esempio, mentre la gestione dei lavoratori dipendenti del settore privato risulta in attivo nel 2008 (8 miliardi di euro), con un sostanziale equilibrio tra contribuzioni e prestazioni pensionistiche, la gestione dei dipendenti pubblici sconta invece un passivo di 11,4 miliardi di euro. La stessa considerazione vale per le gestioni autonome degli artigiani e dei commercianti, in passivo per 1,07 miliardi.

Le tendenze di medio-lungo periodo - basate sulle più recenti previsioni della Ragioneria generale dello Stato - indicano che il periodo 2010-2023 sarà caratterizzato da una sostanziale stabilità del rapporto fra spesa pensionistica pubblica e PIL sui livelli raggiunti nell’anno in corso.
Ad esso farà invece seguito una fase di crescita (2024-2038), imputabile al progressivo aumento della speranza di vita e al passaggio della generazione dei “baby boomers” alla fase di quiescenza; il valore massimo (15,9%) verrà raggiunto proprio nel 2038, per poi decrescere a 14,6% nel 2050 e attestarsi al 13,4% nel 2060.