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🇮🇹 Sanità, Regioni

SPESA SANITARIA E QUALITA’ DEL SERVIZIO: LE DUE VELOCITA’ DELLE REGIONI ITALIANE

La spesa sanitaria pubblica in Italia: dentro la “scatola nera” delle differenze regionali – Il “Modello SaniRegio”

F. Pammolli, G. Papa, N.C. Salerno


CERM – Competitività Regolazione Mercati
www.cermlab.it


Il Quaderno CERM presenta uno specifico modello – denominato “SaniRegio” – per l’analisi della spesa sanitaria pubblica a livello regionale.
Il modello evidenzia, anzitutto, quanta parte della spesa sanitaria possa essere riconducibile alle differenze (demografiche, economiche, sociali e riferite al “capitale umano”) esistenti all’interno del sistema; pone in luce, in secondo luogo, quanta parte della spesa sanitaria pubblica possa invece trovare giustificazione nella differente qualità delle prestazioni erogate.
Su un arco temporale che comprende gli ultimi 10 anni, viene effettuata un’analisi della relazione che lega la spesa sanitaria pubblica regionale pro-capite (parte corrente) alle sue più importanti variabili esplicative. La spesa pro-capite effettiva di ogni Regione viene poi confrontata con il valore che essa avrebbe assunto se la Regione stessa non si fosse discostata dal valore medio della spesa.
Partendo da questa base, vengono stimati – attraverso una tecnica panel a effetti fissi – i parametri medi della funzione di spesa e viene costruita una “Regione-standard” alla quale raffrontare i dati di spesa di tutte le Regioni italiane.
Ne emerge il classico “dualismo” italiano: le Regioni del Centro-Nord fanno registrare scostamenti dallo standard piuttosto contenuti, mentre nelle Regioni del Sud e nelle Isole gli scostamenti dallo standard sono da 5 a 10 volte superiori rispetto a quelli relativi al Centro-Nord.
Includendo poi il fattore “qualità” nell’analisi, il divario tra “spesa effettiva” e “spesa standardizzata” potrebbe ampliarsi (“nonostante il surplus di spesa, la Regione in esame non offre qualità”) oppure riassorbirsi (“il surplus di spesa è riconducibile ad una maggiore qualità dei servizi erogati”).
I dati emersi dall’analisi confermano che per nove Regioni si rende necessaria una riduzione a doppia cifra della spesa pro-capite.
Tra quelle caratterizzate dai più consistenti surplus di spesa vi sono: Campania (+32%), Sicilia (+24,7%), Puglia (+23%), Lazio e Trentino Alto-Adige (+17%), Liguria (+14%). Sarebbe necessario realizzare riduzioni – anche se in minor misura – anche per Basilicata e Valle d’Aosta (+9%), come pure per la Sardegna (+6,2). Peraltro, sono già in atto “piani di rientro” da parte di alcune Regioni per il recupero di spese sanitarie in eccesso (Campania, Sicilia, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise).
In linea generale, i livelli di spesa registrati per il Centro-Nord non si discostano molto dai livelli di efficienza; costituiscono un’eccezione il Lazio (le cui performance sono accomunabili a quelle del Mezzogiorno), il Trentino Altro-Adige e la Liguria (che forniscono servizi di buona qualità, ma con esborsi eccessivi per ottenerla). La Lombardia e il Piemonte dovrebbero adoperarsi per effettuare riduzioni di spesa inferiori al 3%, mentre le Regioni più “virtuose” risultano il Friuli-Venezia-Giulia e l’Umbria.
L’analisi offre ulteriori spunti di riflessione.
Le Regioni più lontane dalla “linea di efficienza” sono anche quelle che erogano servizi di qualità inferiore: surplus di spesa e scarsi standard qualitativi sono facce della stessa medaglia.
Inoltre, nell’ipotesi in cui le Regioni si fossero trovate tutte sulla “linea di efficienza” nel corso del biennio 2007-2008, sarebbe stato possibile ottenere un risparmio di risorse pari a 1,5 punti percentuali di PIL. Nel solo 2008, in particolare, la spesa sanitaria complessiva in carico alle Regioni sarebbe stata pari a 94.824,95 milioni di euro, contro un totale effettivo di 106.104,10 milioni.
Si ripropone, con urgenza, la necessità di porre fine a una situazione di “Italia a due velocità”, di sostenere un percorso di convergenza e di applicare sani e seri principi di governance.