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NUOVI PROFILI E TENDENZE DELLA “MIDDLE CLASS” NEL MONDO

Nuova classe media e nuovi mercati per le imprese italiane

Manuela Marianera


CONFINDUSTRIA
http://www.confindustria.it/


Visualizza la Nota C.S.C. 09-1


Una recente nota del Centro Studi Confindustria ha posto “sotto la lente” l’evoluzione della “classe media”. Ne sono emersi sviluppi interessanti, che non temono gli effetti della crisi e potrebbero risultare decisamente benefici per le imprese e l’economia italiana.

Come criterio di partenza per definire i possibili appartenenti alla “classe media”, il CSC fissa a 30.000 dollari una soglia di PIL pro-capite considerata minima. Al di sopra di tale soglia, infatti, un individuo può essere considerato “benestante” in un paese ad economia avanzata (e tanto più, dunque, in un paese “emergente”) e possiede, quindi, una capacità di acquisto sufficiente a poter aspirare a beni di consumo di qualità medio-alta.
Ne consegue che, nel mondo, vi siano attualmente da un minimo di 825 milioni ad un massimo di 1,1 miliardi di persone benestanti, l’80% dei quali risiede in paesi ad economia avanzata. In riferimento agli altri paesi, invece, le cifre si estendono da 25 a 291 milioni di unità, principalmente concentrate in Argentina, Brasile, Cina, India, Iran, Messico, Russia e Turchia.

Quanto alla “classe media” del futuro (2030), il CSC Confindustria stima che le persone benestanti nel mondo saranno circa 880 milioni nei paesi economicamente avanzati; nei paesi emergenti il totale sarà compreso tra 240 milioni e 902 milioni. Ciò lascia intendere che il peso dei paesi emergenti, sul totale della popolazione mondiale definita “benestante”, è destinato a crescere in futuro (già ad oggi, comunque, essi producono circa la metà del PIL mondiale).
Nel 2030, dunque, il numero delle persone con PIL pro-capite superiore ai 30.000 dollari saranno tra 1,1 e 1,8 miliardi (da 275 a 700 milioni in più rispetto a oggi). Il 60-70% di questo totale sarà concentrato nei paesi economicamente avanzati (oggi è l’80%), mentre il restante 30-40% si troverà nei paesi in via di sviluppo (contro l’attuale 20%).

La nota di Confindustria conclude evidenziando la necessità, per le imprese italiane, di tenere in considerazione le potenzialità dei nuovi mercati nel lungo periodo e auspica la pianificazione di strategie efficaci di acquisizione di nuovi sbocchi per il “made in Italy”.