Panorama Assicurativo Ania

🇪🇺 Solvency II

CALCOLO DEL RISK MARGIN DELLE RISERVE TECNICHE TRAMITE L’APPROCCIO DEL “COST OF CAPITAL”: UNA VALUTAZIONE CRITICA

Alberto FLOREANI, "Pricing insurance contracts following the cost of capital approach: some conceptual issues "


CAREFIN
http://www.carefin.unibocconi.eu


La valutazione delle riserve tecniche è un tema centrale sia ai fini contabili e bilancistici sia ai fini di vigilanza prudenziale. Solvency II propone, a tal fine, una metodologia nuova, basata sul calcolo di una best estimate e di un risk margin. Il paper allegato affronta alcuni aspetti concettuali relativi al calcolo del risk margin tramite l’approccio del costo del capitale, identificando alcune criticità della metodologia prevista dalle autorità comunitarie sia nella Direttiva Solvency sia nel 4° studio di impatto quantitativo (QIS4).

La Direttiva Solvency II prevede una valutazione “market-consistent” delle attività e delle passività dell’impresa di assicurazione.
Le passività che non possono essere valutate al mercato (le cosiddette passività “non-hedgeable”) devono essere suddivise in due componenti: best estimate e risk margin. Il risk margin deve essere calcolato tramite l’approccio del “cost of capital”, ossia considerando il costo dei fondi propri pari al SCR necessario per far fronte agli impegni assicurativi fino alla loro scadenza (si veda, in proposito, l’art. 76 della Direttiva Solvency II).
Il presente Working Paper affronta alcuni aspetti concettuali relativi alla determinazione del risk margin tramite il metodo del “cost of capital”.
Anche se tale approccio trova forte giustificazione teorica, la sua pratica attuazione - secondo l’autore - richiede un’attenta valutazione.
In particolare, la giustificazione intuitiva che ne sta alla base può essere fuorviante: il costo del capitale considerato, in effetti, non è legato al costo dei fondi propri per gli azionisti, ma alle specifiche caratteristiche dei contratti assicurativi e alle condizioni di mercato.
Le caratteristiche contrattuali che influenzano il margine di rischio sono: il rischio sistematico e non-hedgeable dei flussi di cassa relativi alle passività assicurative e il rischio totale e/o di downside dei medesimi cash-flows. Almeno due misure di rischio sembrano necessarie per una stima adeguata del risk margin.
Le condizioni di mercato che influenzano il risk margin sono: il market risk premium, il market downside friction indicator, che dipende dai costi diretti e indiretti di insolvenza e dai costi frizionali inevitabili per raccogliere capitali sul mercato in condizioni “distressed”. In mercati assicurativi segmentati, il market risk premium e, soprattutto, il costo frizionale unitario possono essere differenziati per paese e per linea di business.
La Direttiva Solvency II semplifica questo quadro concettuale e prevede un calcolo basato sul prodotto fra una misura di VaR (il SCR) e un costo del capitale prefissato (6% nel QIS4). Si tratta, secondo l’autore, di una conclusione anomala al lungo dibattito sulla valutazione delle passività assicurative.
Da un lato, il legislatore comunitario ha deciso di introdurre un modello coerente e razionale basato sull’economia finanziaria. Dall’altro, a causa della complessa attuazione del modello nella pratica, si è deciso di adottare una semplificazione, a scapito della teoria in base alla quale il modello è costruito.
Tale semplificazione può portare a una sottostima delle passività assicurative che hanno una componente rilevante di rischio sistemico non-hedgeable o di rischio “long-tail”. Potrebbe altresì condurre ad esacerbare le perdite in caso di profonda crisi di sistema o di impresa.

Il report "Pricing insurance contracts following the cost of capital approach: some conceptual issues", è stato pubblicato nel giugno 2009 sul sito di Carefin .