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🌎 Fondi pensione, Asset-Liability Management

L’ASSET-LIABILITY MANAGEMENT NEI FONDI PENSIONE FRA PRINCIPI CONTABILI E NORME PRUDENZIALI

N. Amenc, L. Martellini, S. Sender


EDHEC Risk and Asset Management Research Centre
www.edhec.com


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Gli autori dello studio analizzano l’impatto delle regole prudenziali e di quelle contabili sulla gestione attivo-passivo (ALM) dei fondi pensione a prestazione definita in alcuni paesi (Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Stati Uniti).

I fondi pensione a prestazione definita sono ovunque rigorosamente regolamentati al fine di garantire gli impegni assunti nei confronti degli aderenti. Analogamente, sono soggetti ad un esame molto attento da parte dei mercati finanziari, che cercano di stimare il costo reale delle garanzie offerte.
I fondi pensione e le imprese sponsor sono, dunque, sottoposti a due tipologie principali di regole: quelle contabili – che esigono l’evidenziazione di surplus e deficit nei bilanci delle imprese sponsor – e quelle prudenziali, che definiscono i requisiti minimi di accantonamento, nonchè le misure da adottare per superare eventuali situazioni di deficit.

Tenuto conto del fatto che le norme contabili e prudenziali tendono a diventare più rigorose (e ad essere caratterizzate, in generale, da una maggiore attenzione alla volatilità degli utili e da una minor tolleranza nei confronti di eventuali deficit finanziari), risulta necessario, per i fondi pensione, affinare le strategie e migliorare le tecniche di gestione integrata attivo-passivo (ALM) – quali, ad esempio, la gestione ALM “dinamica”. In questo senso, una più profonda comprensione delle regole alle quali sono sottoposti i fondi pensione è fattore essenziale per la costruzione di efficaci tecniche di ALM.

In particolare, lo studio pone in evidenza tre aspetti di rilievo per una gestione ALM più efficace nei fondi pensione:

— una regolamentazione contabile più severa implica una gestione rigorosa della volatilità dei risultati dei fondi, con un’attenzione particolare ai tassi di attualizzazione degli impegni (corrispondenti al livello di rating AA) previsti dal principio IAS 19;
— il rispetto di requisiti più elevati in termini di “funding” è circostanza non evitabile. Requisiti minimi più rigidi (cioè la minor tolleranza di deficit nel funding) possono essere gestiti meglio attraverso le moderne tecniche di gestione attivo-passivo;
— particolare considerazione merita anche la natura “di lungo termine” dei fondi pensione. Essi sono a tutti gli effetti investitori di lungo termine, soggetti a obblighi di breve termine: la sfida è quella di adottare logiche di investimento improntate al lungo periodo, mentre spetta alla vigilanza utilizzare approcci di lungo termine nella regolamentazione.

L’idea che un’efficace gestione dei rischi venga meglio riflessa in un modello interno è particolarmente utile nel caso dei fondi pensione, poichè nessuna formula standard potrebbe essere in grado di comprendere appieno la diversità delle situazioni e dei “meccanismi di protezione”. L’utilizzo di modelli interni per la definizione dei requisiti prudenziali legati alle riserve è contemplato in diverse realtà (lo permette – ad esempio – Solvency II, il sistema olandese e, in parte, quello in uso nel Regno Unito), salvo parere contrario espresso dall’autorità di vigilanza.

L’impatto della regolamentazione prudenziale e di quella in materia contabile rischia di contribuire – conclude lo studio - ad aumentare i costi dei fondi pensione a prestazione definita. Tecniche “dinamiche” di gestione attivo-passivo, come pure lo sviluppo di modelli interni, possono costituire un efficace strumento per contenere tale tendenza.