Panorama Assicurativo Ania

🇺🇸 Risparmio, Finanza comportamentale

L’INFLUENZA DELLE “EMOZIONI” SUL RISPARMIO PREVIDENZIALE

G.Y. Nenkov, D.J. MacInnis, M. Morrin


Center for Retirement Research at Boston College
http://crr.bc.edu/


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Molti datori di lavoro hanno abbandonato, negli ultimi anni, i tradizionali piani pensionistici a prestazione definita per indirizzarsi verso piani a contribuzione definita (“piani 401(k)” ).

Ne è conseguita, per i lavoratori, la necessità di aumentare la propria autonomia decisionale, a beneficio di una migliore gestione del proprio risparmio previdenziale.

Numerosi studiosi si sono occupati, in passato, di esaminare i fattori che influenzano il risparmio previdenziale (reddito, età, tipo di occupazione, grado di cultura finanziaria). Gli autori del presente paper si occupano, invece, del “fattore emozionale”: di come, in particolare, “speranza” e “fiducia” influiscano sulla partecipazione ai piani 401(k) e sull’allocazione del risparmio di natura previdenziale.

Emerge dallo studio che a un grado elevato di speranza (considerata come “forte attesa” per qualcosa che è possibile, ma non necessariamente probabile ) di una pensione “sicura” corrispondono scelte di investimento e risultati diversi rispetto a una situazione di elevata fiducia (intesa come attesa di un evento positivo e probabile) di ottenerla.

In particolare, eventuali situazioni di minaccia alla “fiducia” (di avere una pensione sicura) spingono il risparmiatore a prendere decisioni che favoriscono l’adesione ai piani 401(k); al contrario, le minacce alla “speranza” (desiderio di ottenere una pensione sicura) inducono il risparmiatore e cercare più informazioni e ad assumere maggiori rischi, nel tentativo di mantenere inalterate le forti attese nei confronti dell’obiettivo.
Considerato il rilevante ruolo sociale assunto dal risparmio previdenziale, diventa fondamentale comprendere in profondità i meccanismi che determinano le scelte del risparmiatore. Le evidenze del presente lavoro – come auspicato dagli autori - potrebbero costituire un utile strumento per aumentare l’efficacia dei piani a contribuzione definita (e dei prodotti previdenziali in generale) a vantaggio del “decision-making process” nel suo complesso.