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LA PROCICLICITÀ DEL SETTORE FINANZIARIO: LEZIONI DALLA CRISI. UN PAPER BANKITALIA

F. Panetta, P. Angelini, U. Albertazzi, F. Columba, W. Cornacchia, A. Di Cesare, A. Pilati, C. Salleo, G. Santini


Banca d'Italia
www.bancaditalia.it


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Nel corso della crisi attuale il settore finanziario ha evidenziato caratteristiche di “prociclicità”, destinate ad amplificare le fluttuazioni del ciclo economico.
Il paper Bankitalia analizza alcuni degli elementi strutturali dei mercati finanziari (il crescente ricorso alla cartolarizzazione, il modello di intermediazione “originate to distribute”, l’aumento della concorrenza nel settore bancario, lo sviluppo di nuovi modelli di organizzazione quali il “remote banking”, l’integrazione finanziaria internazionale e la crescente esposizione delle famiglie ai rischi finanziari) che sembrano essere in relazione con il ciclo economico.

In teoria, la prociclicità non potrebbe emergere se le banche possedessero riserve di “ammortamento”, costituite durante i cicli economici positivi, alle quali attingere nei periodi di crisi. La creazione di tali riserve rappresenta, tuttavia, una soluzione onerosa, in quanto è legata al costo implicito dell’immobilizzazione del capitale.
Gli autori considerano tre insiemi di misure, alternative alla creazione di questo tipo di riserve. Si tratta di riforme relative ai requisiti patrimoniali, agli standard contabili e ai sistemi di incentivazione del management.

Sul primo punto, il paper suggerisce di rivedere alcune delle regole di Basilea II che si sono rivelate procicliche. Tra gli interventi proposti sono inclusi aggiustamenti del capitale in funzione delle perdite attese e non attese, limiti al livello di leverage e l’adozione di un approccio “assicurativo” per i rischi sistemici.
Sul piano dei principi contabili, lo studio analizza gli effetti dell’applicazione del Fair Value. Da un lato, esso garantisce informazione aggiornata e migliore trasparenza; dall’altro, però, ne conseguono effetti prociclici per i bilanci delle imprese. Il Fair Value, infatti, traspone immediatamente le variazioni dei prezzi degli attivi nei bilanci, prima che ne siano conseguite perdite o guadagni effettivi. Per ridurre tali effetti, viene suggerito di limitare l’uso del Fair Value e di evitare, nel contempo, un’eccessiva discrezionalità nelle valutazioni.

L’ultimo insieme di misure è relativo agli incentivi al management. Sono possibili interventi sulla componente variabile della remunerazione dei managers, correggendo i parametri di risultato in funzione dei rischi sostenuti e collegando la remunerazione a risultati di lungo periodo. Non è però facile intervenire su aspetti che, da sempre, sono affidati alle dinamiche del mercato.

A parte i fattori già elencati, vi sono poi altri elementi che influenzano indirettamente la prociclicità dei mercati finanziari. Si tratta, ad esempio, delle frizioni sui mercati dei capitali e dell’uso spregiudicato dell’innovazione finanziaria (non in funzione dell’efficienza dei mercati, ma per ridurne la trasparenza).
Di conseguenza, conclude lo studio, è necessario creare un nuovo insieme di norme basato su approcci eterogenei e complementari, che sia - allo stesso tempo - in grado di adattarsi dinamicamente ai cambiamenti dei mercati.