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LA CRISI FINANZIARIA AL CENTRO DEL WORLD ECONOMIC OUTLOOK DEL FMI

Fondo Monetario Internazionale


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Il Fondo Monetario Internazionale anticipa alcuni risultati del ‘World Economic Outlook’ di ottobre. La probabilità che la crisi finanziaria provochi una vera e propria recessione economica è più elevata negli Stati Uniti che in Europa. E’ comunque indispensabile un rafforzamento patrimoniale degli intermediari finanziari.

Il Fondo Monetario Internazionale ha diffuso, i primi di ottobre, un’anticipazione del World Economic Outlook, atteso nella sua versione completa nei prossimi giorni. L’anticipazione riguarda i capitoli dedicati ai riflessi della crisi finanziaria sull’economia reale, alle tendenze dell’inflazione, al ruolo delle politiche fiscali come strumento anticiclico.

Il capitolo relativo alle conseguenze della crisi finanziaria prende spunto da un’analisi dei precedenti episodi di crisi, registratisi negli ultimi trent’anni in 17 paesi sviluppati: nella metà dei casi, l’origine è stata di natura bancaria; per il resto, la causa va fatta risalire a problemi dei mercati finanziari e valutari.

L’attuale crisi finanziaria risulta, tra quelle studiate, una delle più gravi per quanto attiene ai soli Stati Uniti e una delle più ramificate in generale, riguardando virtualmente tutti i paesi considerati dall’analisi.

Tuttavia, non tutte le crisi finanziarie provocano inevitabilmente un rallentamento del ciclo economico o, addirittura, una recessione. La probabilità che la crisi finanziaria conduca a una recessione è legata alle condizioni precedenti dell’economia e, in particolare, alla dinamica dei prezzi del settore immobiliare, all’espansione del credito complessivo e al grado di indebitamento delle famiglie. I sistemi finanziari più evoluti risultano inoltre più vulnerabili alla crisi odierna, in quanto tendono ad accrescere l’effetto leva (rapporto tra impieghi e capitale) nel settore creditizio.

Considerati tutti questi elementi - prezzi degli asset immobiliari, credito complessivo e indebitamento delle famiglie e delle imprese non finanziarie - secondo l’FMI risulta molto probabile che, negli Stati Uniti, al ‘financial turmoil’ faccia seguito una recessione economica. Nell’Unione europea, invece, si presentano solo alcuni di questi fattori - l’espansione creditizia e la crescita dei prezzi degli asset reali -, mentre le famiglie risultano molto meno indebitate. Di conseguenza, è minore la probabilità che la crisi finanziaria sia seguita da una fase di recessione economica.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’analisi denota l’importanza del ruolo svolto dagli intermediari finanziari, inclusi i broker-dealers e le investment banks, nella trasmissione degli shock finanziari all’economia reale. Ne deriva la crucialità di ripristinare la base patrimoniale di queste istituzioni, proprio al fine di attenuare il rallentamento dell’economia.