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UN BILANCIO SULL’EFFICACIA DEI SISTEMI “NO-FAULT” NEGLI STATI UNITI

C.R. Cole, K.L. Eastman, P.F. Maroney, K.A. McCullough, D. Macpherson


Social Science Research Network
www.ssrn.com



Gli autori dello studio illustrano le caratteristiche fondamentali e l’evoluzione dei sistemi “no-fault” nella regolamentazione adottata negli Stati Uniti nel corso degli ultimi 30 anni.

Attraverso un’analisi del contesto normativo e dei differenti modelli “no-fault” adottati nel tempo in ciascuno Stato, gli autori delineano una valutazione complessiva sull’efficacia di tali sistemi.

Per “no-fault” si intendono i sistemi assicurativi in cui il danneggiato per causa di terzi non si rivolge all’assicuratore del terzo ma al proprio, fermo restando il diritto di quest’ultimo di rivalersi sulla controparte.
I vantaggi di questo meccanismo dovrebbero essere quelli di accelerare le pratiche di indennizzo e, soprattutto, di ridurre la litigiosità. Non a caso gli Stati che hanno scelto questa soluzione avevano importanti problemi di congestione dei meccanismi giudiziari.
Poiché i due effetti sopra citati dovrebbero tradursi in minori costi di gestione dei sinistri, la conseguenza ultima della scelta dei sistemi “no-fault” dovrebbe essere anche una sostanziale riduzione dei premi assicurativi.

Al contrario, gli autori dimostrano che in presenza di sistemi “no-fault” i premi corrisposti risultano mediamente più alti rispetto ai sistemi tradizionali (cosiddetti “tort system”, basati sul principio della responsabilità). Ciò si verifica a causa di una sostanziale debolezza nel sistema di controllo dei costi, che le normative statali hanno allestito. Infatti, la corresponsione di indennizzi, prescindendo dal concetto di responsabilità, ha portato gli ordinamenti statali a prevedere l’erogazione di prestazioni mediamente più alte – spesso agevolate dalla previsione di massimali di indennizzo molto generosi -. In questo contesto hanno potuto affermarsi anche pratiche fraudolente, difficili da controllare.
Il costo complessivo che ne è scaturito è stato sostenuto in prima istanza dalle compagnie assicurative, che conseguentemente hanno dovuto rivedere al rialzo le tariffe praticate alla clientela.