Panorama Assicurativo Ania

🇯🇵 Long-term care

L’ASSICURAZIONE LONG-TERM CARE IN GIAPPONE

O.S. Mitchell, J. Piggott, S.Shimizutani


Social Science Research Network
www.ssrn.com



La struttura demografica del Giappone è caratterizzata da un tasso di invecchiamento fra i più alti al mondo. La popolazione oltre i 64 anni rappresenta oggi oltre il 20% del totale, ma si stima che il suo peso sia destinato a superare il 40% entro il 2050.

Per questo motivo, ormai da tempo, le autorità locali hanno studiato soluzioni mirate per fornire assistenza - sanitaria e non - a questa crescente porzione di popolazione.

Da anni il sistema sanitario pubblico è stato integrato da un sistema assicurativo (pubblico e obbligatorio) volto a fornire coperture long-term care.

Il sistema funziona con la logica della ripartizione (pay-as-you-go), con versamenti periodici obbligatori a carico di lavoratori pubblici e privati di età pari o superiore a 40 anni che versano contributi variabili a seconda del reddito. Queste contribuzioni finanziano circa la metà del sistema LTC. La parte restante è invece finanziata direttamente dalle autorità pubbliche locali e centrali.

La copertura LTC obbligatoria non fornisce prestazioni mediche, già incluse nel sistema pubblico di assistenza sanitaria, ma prestazioni legate a servizi domiciliari o alla degenza in case di cura.

Il modello elaborato negli anni ha garantito alti livelli di prestazione associati a tipologie di servizi particolarmente graditi ai beneficiari. Questo ha generato una vera e propria esplosione di richieste di prestazioni, che l’introduzione di vincoli restrittivi all’accesso non è riuscita a contenere.

Una delle soluzioni più drastiche introdotte per limitare il ricorso al sistema è stata l’introduzione di prestazioni da pagare al di fuori della copertura.

Lo studio analizza l’evoluzione del sistema e dei metodi adottati per limitarne l’uso da parte degli anziani, mettendo in evidenza che la domanda di queste coperture è particolarmente rigida rispetto al prezzo, con la conseguenza che l’introduzione di componenti “out-of-pocket” non riduce la richiesta di prestazioni e, quindi, non comporta consistenti riduzioni nei costi complessivi di sistema a carico dello Stato.