Panorama Assicurativo Ania

🇪🇺 Diritti previdenziali

NUOVA PROPOSTA DI DIRETTIVA UE: FAVORIRE LA MOBILITÀ DEL LAVORO MIGLIORANDO LA PORTABILITÀ DEI DIRITTI PREVIDENZIALI


Commissione Europea
http://www.europa.eu.int/comm/index_it.htm


E’ stata adottata dalla Commissione europea, lo scorso 9 ottobre, una proposta modificata di direttiva che tende a ridurre gli ostacoli alla mobilità dei lavoratori grazie al miglioramento delle condizioni di portabilità dei diritti di previdenza complementare.

La nuova proposta accoglie la maggior parte degli emendamenti formulati dal Parlamento europeo nel giugno scorso.
Essa pone l’accento sulla fissazione di requisiti minimi per garantire un migliore accesso ai diritti previdenziali, sulla definizione di diritti più chiari in termini di conservazione dei medesimi, così da garantire che i lavoratori che si spostano all’interno dell’Unione europea siano trattati equamente, sul miglioramento dell’accessibilità a informazioni utili e tempestive. Lo scopo generale è quello di assicurare che la mobilità dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea non sia penalizzata dalla ridotta portabilità dei loro diritti previdenziali.

Secondo il Commissario Špidla, far si che i lavoratori si muovano liberamente nell’Unione europea e nei mercati del lavoro nazionali senza perdere importanti diritti pensionistici è un chiaro esempio di “flexicurity” applicata.

La volontà di garantire, al tempo stesso, la sostenibilità dei regimi pensionistici si ritrova nel fatto che la Commissione concorda con il desiderio del Parlamento di dare agli schemi previdenziali più tempo per rispondere ai nuovi requisiti.

Una delle principali sfide per l’Europa, dunque, è quella di trovare il giusto equilibrio tra la riduzione degli ostacoli alla mobilità transfrontaliera e il mantenimento di un ambiente stabile e vitale per lo sviluppo di un regime pensionistico complementare.

La proposta dovrà ora essere discussa durante il semestre di presidenza portoghese, che cercherà di ottenere l’unanimità del Consiglio e, successivamente, l’accordo del Parlamento in seconda lettura.