Panorama Assicurativo Ania

🇪🇺 Servizi finanziari, Valori Mobiliari

IL GRUPPO INTERISTITUZIONALE DI VIGILANZA PROPONE ALCUNI MIGLIORAMENTI ALLA PROCEDURA LAMFALUSSY


Commissione Europea
http://www.europa.eu.int/comm/index_it.htm


Lo scorso 30 gennaio il Gruppo interistituzionale di monitoraggio (1) ha pubblicato il suo secondo rapporto sull'efficacia della procedura Lamfalussy (2) per la regolamentazione europea del settore dei servizi finanziari (servizi di investimento, banche e assicurazioni).
Il Rapporto contiene una serie di raccomandazioni preliminari volte a rendere più efficace la procedura, fra le quali le seguenti:
- le disposizioni di livello 2 e livello 3 dovrebbero essere del tutto coerenti con i principi "quadro", al fine di evitare aggiunte normative significative ai livelli inferiori;
- viene suggerito qualche principio guida per orientare la scelta fra direttiva e regolamento quale strumento legislativo di livello 1 ;
- analisi di impatto e prassi di consultazione sono considerati favorevolmente a tutti i livelli, ma è essenziale che siano evitate sovrapposizioni;
- sforzi ulteriori sono necessari per migliorare la collaborazione fra supervisors.
Commenti sul Rapporto possono essere inviati da tutti gli interessati entro il 26 marzo 2007. Il Rapporto finale sarà presentato dal Gruppo nell'autunno 2007.

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(1) Il Gruppo è composto da:
Johnny ÅKERHOLM (Chairman)
Karl-Peter SCHACKMANN-FALLIS (Vice Chairman)
Mark HARDING
Pierre DE LAUZUN
Rainer MASERA
Freddy VAN den SPIEGEL

(2) Nel luglio del 2001, per iniziativa della Presidenza francese dell'UE, era stato costituito il "Comitato dei Saggi sulla regolamentazione dei mercati finanziari europei" (Wise Men Committee), presieduto da Alexandre Lamfalussy, con il mandato di condurre un'indagine sullo stato di sviluppo e di integrazione dei mercati finanziari europei e di avanzare proposte per facilitare tale integrazione.
Tale Comitato aveva pubblicato un Rapporto finale nel quale presentava un'analisi dello stato dei mercati finanziari in Europa e poneva l'accento sulle difficoltà che ostacolavano lo sviluppo di un mercato unificato:
a. mancanza di regole comuni su molte questioni (prospetto informativo, ecc.);
b. sistema regolamentare inefficiente;
c. applicazione delle norme diversa da Paese a Paese;
d. elevato numero di sistemi di negoziazione, di compensazione e regolamento, causa di frammentazione della liquidità e di aumento dei costi, soprattutto per la liquidazione delle operazioni internazionali.
A questi aggiungeva altri fattori che rallentavano l'integrazione:
- differenze culturali e legali tra gli Stati membri;
- diversi regimi di tassazione;
- barriere protezionistiche.

Il Comitato riteneva che il problema principale rimaneva il sistema regolamentare, sia nella produzione normativa sia nella sua concreta applicazione: per i Saggi il processo legislativo era troppo lento nella fase di approvazione; troppo rigido nella sua capacità di adeguarsi ai cambiamenti; ambiguo nella fase di attuazione e incapace di distinguere tra linee guida generali e norme di dettaglio, perdendosi in un labirinto di disposizioni.

Il Comitato dei Saggi propose una riforma del processo con cui la normativa europea viene definita e applicata, prevedendo una sua strutturazione in quattro fasi:
– la prima prevede l’adozione della normativa quadro (Direttive/Regolamenti), che dovrebbe limitarsi ad esplicitare le linee guida della legislazione, da realizzarsi mediante la normale dialettica istituzionale tra Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo;
– la seconda fase prevede l’adozione della normativa di dettaglio, che dovrebbe dare esecuzione alla disciplina quadro. In questa fase la Commissione sarebbe assistita da Comitati quali l’European Securities Committee (ESC) e dall’European Securities Regulators Committee (ESRC); quest’ultimo in funzione di organo consultivo della Commissione. Mentre l’ESC sarebbe composto da rappresentanti ministeriali, l’ESCR includerebbe le autorità nazionali di regolamentazione. Durante questa fase il Parlamento Europeo sarebbe regolarmente informato e consultato;
– la terza fase prevede l’applicazione della normativa quadro e di dettaglio secondo criteri e interpretazioni comuni. In questa fase andrebbe ricercata una convergenza delle pratiche prudenziali, agevolata dal lavoro di discussione in seno all’ESRC;
– nell’ultima fase la Commissione controlla la corretta applicazione della normativa da parte degli Stati membri.

Il Comitato raccomandò l’utilizzo dello strumento dei Regolamenti (che entrano direttamente in vigore negli Stati membri) piuttosto che quello delle Direttive (che per entrare in vigore richiedono una legge nazionale di recepimento).