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La riforma delle pensioni è quella più “gettonata”


Humanite
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Secondo un articolo apparso lo scorso 7 aprile quelle delle pensioni risulta essere la riforma più “gettonata” del momento.

In diversi Paesi europei tra i quali la Germania, la Spagna, la Danimarca e il Regno Unito sono stati avanzati nuovi progetti di riforma delle pensioni volti ad innalzare l’età pensionabile: da 65 a 67 anni in Danimarca, da 60 a 65 anni per i funzionari britannici.

La logica di fondo di questi processi di riforma sembra essere, a prima vista, convincente: se i lavoratori vanno in pensione più tardi, essi resteranno attivi più a lungo e quindi l’aumento del numero dei pensionati sarà ridotto.

In Francia, secondo lo scenario disegnato dal Consiglio di Orientamento delle pensioni (COR), la riforma Fillon farà guadagnare, in termini di risparmio di spesa, lo 0,9% del PIL da qui al 2020 per raggiungere un risparmio di spesa sul PIL dell’1,2% nell’intervallo successivo fino al 2050.

Questo risparmio, abbastanza modesto, può essere ottenuto a condizione che i lavoratori accettino di lavorare più a lungo e che i loro impieghi prolungati si aggiungano a quelli creati per i giovani.

In assoluto si stima che l’allungamento della durata di vita e l’invecchiamento della popolazione determineranno una riduzione della disoccupazione, un aumento dei salari e conseguentemente un aumento delle risorse per le future pensioni e l’allungamento della vita lavorativa.

I funzionari inglesi hanno capito la logica implacabile della riforma: tenuto conto dello stato del mercato del lavoro i lavoratori dovranno prendere la loro pensione circa alla stessa età di prima ma questa sarà di importo ridotto.

Lo scopo della manovra è quello di fare lavorare più a lungo le persone riducendo contemporaneamente il loro livello di pensione.

La riforma Fillon in Francia ha previsto che per potere andare in pensione dal 2008 occorrerà avere maturato 40 anni di contributi; a partire dal 2009 tale limite, come previsto dalla stessa legge, sarà aumentato sia per il settore pubblico che per quello privato.

In più viene evidenziato come la pensione media raggiunga oggi in Francia il 72% del salario medio. Questo tasso di sostituzione è destinato a ridursi, secondo il COR ed a passare al 65% nel 2020 e al 59% nel 2050.

Tale articolo conclude contestando il luogo comune secondo cui l’allungamento della durata di vita in buona salute permette di lavorare più a lungo: continuare a fare lavorare chi il lavoro già ce l’ha sfavorendo chi il lavoro non l’ha non è più un argomento di attualità.

Per ulteriori informazioni segnaliamo l’articolo “Et toujours les retraites”, edito il 7 aprile 2006 in l'Humanite