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Le compagnie sono tenute a pagare il capitale in caso di suicidio dell’assicurato

COLOMBIA: ASEGURADORAS PAGARÁN EL MONTO DE LAS PÓLIZAS CUANDO UNA PERSONA SE SUICIDE


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La sentenza emessa dalla Corte suprema de Justicia di Bogotà suscita molte perplessità e crea un certo subbuglio tra le compagnia vita.

Nonostante la Corte riconosca che il suicidio rientri tra le esclusioni delle polizza di assicurazione sulla vita, afferma tuttavia che occorre fare una distinzione tra suicidio volontario e suicidio involontario o incosciente. La corte motiva la decisione affermando che qualora il soggetto sia affetto da infermità mentale l’atto viene commesso in assenza della capacità di intendere e volere e come tale va considerato come atto involontario.

Diverso è il caso del suicidio commesso dall’assicurato in piena lucidità, rischio che non può essere coperto dalla polizza.

Spetterà alle perizie mediche accertare lo stato mentale del soggetto assicurato al momento del suicidio.

Il caso è il seguente. Il signor Jorge Enrique Pachon aveva richiesto un finanziamento al Banco Cafetero per finanziare la sua attività di agricoltore. Per garantire il suo debito e a copertura del suo finanziamento stipulava una polizza di assicurazione sulla vita con le società Agricola de Seguros de Vida e Seguros del Commercio.

Nel 1991 Pachon si suicida ed è affetto in quel momento da una malattia mentale. Le compagnie di assicurazione rifiutano di pagare il capitale e di estinguere così il debito dell’assicurato adducendo appunto che il suicidio non è “coperto” dalla polizza e non rientra tra i rischi assicurabili.

La famiglia del defunto, oberata dai debiti, agisce nei confronti delle compagnie e vede soddisfatte le proprie pretese. Le compagnie ricorrono presso la Corte Suprema che conferma la decisione del tribunale di primo grado.