Assicurazioni funebri “tutto compreso”
Una delle tradizioni più radicate nella cultura messicana è quella di ritornare al paese di origine per il proprio riposo eterno.
Tale usanza si è ancora più radicata nella rilevante parte di popolazione costretta ad emigrare, in particolare negli Stati Uniti. In tali casi la tumulazione nel luogo di origine è spesso il risultato di un iter burocratico lunghissimo reso complicato dalle procedure doganali per il transito delle salme e per i rilevanti costi di trasporto.
Operano già da tempo degli Stati Uniti società specializzate in questa tipologia di trasporti, ma il loro successo è fortemente limitato dagli elevati costi del servizio, anche perché la clientela di riferimento per la maggior parte non vive in condizioni economiche floride.
A fronte di questo, la compagnia Grupo Servicio Especiales Profesionales ha lanciato la prima polizza per spese funebri low cost, che copre sia i costi delle esequie che del trasferimento della salma dagli Stati Uniti a qualsiasi località messicana.
La formula, che prevede un premio di 30 dollari per una copertura triennale, ha dato significativi risultati con l’acquisizione di 30.000 clienti nei primi tre mesi di commercializzazione.
La polizza è venduta solo negli Stati Uniti ed è rivolta a tutti gli immigrati di origine ispanica, anche quelli entrati nel paese illegalmente. Il fatto che la vendita avvenga solo dentro il territorio degli Stati Uniti comporta che solo chi è già giunto negli Stati Uniti la può sottoscrivere. In questo modo la compagnia accetta il rischio solo dopo che l’assicurato ha varcato il confine, operazione che, soprattutto quando effettuata illegalmente, può avere conseguenze mortali.
Il bacino di potenziale sviluppo è enorme: secondo la compagnia negli Stati Uniti vivono oltre 10 milioni di immigrati messicani, di cui un migliaio muore ogni mese, soprattutto per cause legate ad incidenti di varia natura.
Per ulteriori informazioni segnaliamo l’articolo “Mexican firm offers U.S. migrants funeral insurance” di Will Weissert, edito il 7 giugno 2005 in The Enquirer, http://news.enquirer.com.