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Ritorna ‘El Niño de oro’?


Nel corso del mese di febbraio, un climatologo australiano dell’Università del Queensland Meridionale ha rilevato un anomalo riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico associato ad un perdurante abbassamento della pressione atmosferica.
Questo mix di condizioni non è nuovo, e negli anni passati ha costituito il segnale premonitore dell’arrivo del Niño, il fenomeno climatico che partendo da un abbassamento della pressione atmosferica sull’Oceano Pacifico, determina uno spostamento delle correnti oceaniche calde e dei sistemi nuvolosi verso est, concentrando su tutto il continente americano uragani e alluvioni e provocando lunghi periodi di siccità in Asia e Australia.

L’aumento della temperatura delle acque oceaniche registrato nel mese di febbraio implicherebbe, secondo il climatologo australiano Roger Stone, una possibilità del 50% che si origini il Niño, contro una probabilità media del 20%.

Altri segnali preoccupanti avvalorerebbero la sua tesi: il Vietnam starebbe subendo un periodo di forte siccità, che ha già rovinato un terzo della raccolta di caffé, di cui il paese è il secondo produttore mondiale, con sensibili contraccolpi già giunti alla borsa di Londra, dove il costo della materia prima è già cresciuto del 27%.
Per lo stesso motivo, la coltura della canna da zucchero in India e Tailandia è in grave difficoltà, riflessa nell’aumento del costo dello zucchero che ha toccato i picchi più alti degli ultimi quattro anni.

Nonostante alcuni studiosi americani abbiano ridimensionato l’allarmae, di fronte a questi segnali alcune grandi compagnie assicurative hanno deciso di interrompere la sottoscrizione di coperture per l’agricoltura per i nuovi clienti operanti nelle zone interessate.

Per ulteriori informazioni segnaliamo l’articolo “El Niño’s return may bring losses for world’s farmers, insurers” edito il 12 aprile 2005 in Bloomberg, www.bloomberg.com.