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CRESCE LA PERCENTUALE DEGLI AMERICANI CHE CONSIDERA IMPORTANTE IL PROGRAMMA DI SOCIAL SECURITY (68%)

AARP


Lo scorso 19 febbraio l’AARP, - un’Organizzazione americana no-profit che con i suoi uffici dislocati in tutti gli Stati, a Washington, a Porto Rico, e nelle Isole Vergini aiuta con migliaia di volontari la popolazione con oltre 50 anni-, ha pubblicato un’indagine sul livello di soddisfazione degli americani nei confronti dei programmi di Sicurezza Sociale.

Quest’indagine in particolare tende a valutare la fiducia degli intervistati sui programmi di Sicurezza Sociale, sui differenti veicoli previdenziali esistenti (IRA, 401K, conti privati) e sui possibili interventi di riforma pensionistica.

La rilevazione statistica è stata condotta nel gennaio 2007 su un campione di 1.514 persone di più di 21 anni.

Dall’indagine emerge che, sebbene la guerra in Iraq rappresenti il tema politico dominante, il problema pensionistico risulta particolarmente sentito tra il pubblico.

Più di due terzi del campione (68%) considera la Social Security come uno dei principali programmi governativi. Tale dato è il più alto, se paragonato con le precedenti rilevazioni statistiche. Nel 1985 questo ammontava al 65% e nel 1995 al 61%.

Dall’analisi per classi di età emerge come il livello di fiducia sia direttamente correlato all’età dell’intervistato e che, quindi, lo stesso cresca al crescere dell’età. Se il 53% della generazione degli individui tra i 21-34 anni gradisce la Social Security, tale percentuale sale al 66% tra chi è prossimo al pensionamento.

Dalle rilevazioni emergono delle differenze di tipo socio-economico: le persone che hanno più bisogno della Social Security (con basso livello scolastico e con un reddito familiare sotto i 30 mila dollari) sono anche i più fiduciosi nel Sistema rispetto a chi ha un maggiore livello di istruzione e un reddito familiare più alto.

Se il 52% degli intervistati dichiara che le risorse finanziarie saranno sufficienti per vivere dignitosamente la propria vita da pensionati, il 48% non le considera tali. Inoltre, si rileva che gli uomini (56%) sono più fiduciosi delle donne (44%).

Altro dato interessante è che, secondo gli intervistati, la Social Security non deve avere nulla a che fare con la finanza. Deve garantire una prestazione a scadenza senza che la stessa sia il risultato d’investimenti rischiosi come, invece, avviene nell’ambito dei conti pensionistici privati.

L’80% del campione gradisce che il datore di lavoro, in mancanza di un piano pensionistico aziendale a cui aderire, conceda ai dipendenti la possibilità di accantonare i propri risparmi in conti pensionistici personali individuali, conosciuti con il nome di IRA.

Il 75% degli intervistati, appartenenti a tutte le classi di età ma, in special modo, a quella al di sotto dei 50 anni, è favorevole ai piani 401K.

Infine, con l’indagine si è raccolta l’opinione degli intervistati sulle possibili azioni che un processo di riforma del sistema pensionistico dovrebbe considerare:
- modifica del criterio di calcolo;
- innalzamento dell’età pensionabile;
- aumento del tetto contributivo;
- investimento delle risorse mediante investitori professionali;
- aumento delle aliquote contributive;
- modifica dell’indice di rivalutazione delle prestazioni;
- indicizzazione delle prestazioni all’aspettativa di vita;
- riduzione del 5% delle prestazioni per i nuovi pensionati.

Gli intervistati ritengono che gli interventi più urgenti siano quelli relativi all’incremento del tetto contributivo, all’aumento delle aliquote contributive e al cambiamento dei criteri di calcolo.